03 agosto 2011

La svolta

Dopo attenta analisi, sono giunto alla conclusione di aver fallito con le donne. Il mio non è un banale problema di timidezza o di difficoltà di approccio; è proprio che quelle mi odorano, mi capiscono, e non mi vogliono. È proprio che non sono credibile.
Forse mi manca un piano industriale serio; molto probabilmente non sono riuscito a individuare un obiettivo che convincesse i mercati e ora galleggio nel limbo di una mancata specializzazione che oggi, nel 2011, non si giustifica più, come certi ristoranti che avevano delle pretese ma che non sono mai diventati di lusso e di cui nessuno ha mai scritto sulle guide più in voga.
Voglio dire: sono un tipo abbastanza brillante, so conversare, dico a volte delle cose anche acute e interessanti; però un uomo davvero intelligente è fatto in un'altra maniera e quelle che si orientano su quel settore non possono certo prendermi in considerazione. E anche quanto alla sana e carnosa apparenza, posso dire di avere un fisico discreto e dei tratti non malaccio, ma c'è comunque di molto meglio, e non posso mica andare in giro a lamentarmi se non mi si considera un Adone. Per quanto riguarda la gentilezza, la correttezza, la capacità di ascoltare invece non mi battono, perché i miei sono modi all'antica che in pochi ormai ricordano e che paiono impeccabili agli occhi delle signorine disabituate; ma le donne sono animali strani, e sentono che dietro la forma squisita c'è una sottile lastra di freddo metallo che mi impedisce di stimarle per davvero o tantomeno di piegarmi ai loro voleri. Allora si tengono stretti i loro rozzi cavalieri, che blaterano e abbaiano ma che in fondo si fanno plasmare e guidare come tanti bambocci.
Ed è così che sono diventato un cicisbeo: come un bombo svolazzo qui e là, senza costrutto, senza avere mai nulla di vero e di importante da dire, senza provare mai nulla. Le mie interlocutrici ridono e sorridono, io sbuffo mentalmente ascoltando le scemenze che racconto; e dentro di me penso che non voglio essere ricordato come un gagà tra i moschettieri. Voglio cambiare le cose.
Per questo motivo sto costruendo in cantina, perché nessuno mi rubi l'idea e il progetto, una macchina di morte capace di minacciare una zona vasta e abbastanza popolata e di mettere in scacco due o tre governi, inducendoli a trattare con me da pari a pari, fino a spedire in casa mia dei ministri scesi da nere macchine di lusso. Quando sarò un pazzo criminale, questo è quel che credo e non vedo come possiate smentirmi, allora non sarò più vuoto e inutile agli occhi delle donne: sarò un uomo con una passione, un obiettivo e i mezzi e la volontà di realizzarlo. Allora andrò alle feste, con il modellino del mio raggio mortale appeso alle braghe come un vezzoso portachiavi, e le ragazze di media bellezza mi si accalcheranno addosso, imbastendo conversazioni più o meno stupide o più o meno argute, mentre quelle più belle si manterranno a una certa distanza, senza perdermi di vista ma desiderando che sia io ad avvicinarmi a loro; mentre quelle brutte si struggeranno da lontano, maledicendo la propria condanna e la natura matrigna.
Ma in questo momento ho un cacciavite in mano e calcoli complessi in testa, e non ho modo di mettermi a provare empatia per la loro sofferenza.

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