02 marzo 2007

I dialoghi del pene

[L'autore è solo, seduto su una sedia di paglia. Legge distrattamente e pensa. All'improvviso, una voce bassa di tono riecheggia nella stanza.]
-E allora?
-Ma chi ha parlato?
-Sono io! Il tuo pene!
-E che vuoi da me?
-Ah! Certo che sei di legno. La bocca, che vuole da te?
-Beh, cibo.
-E il cervello?
-Stimoli.
-E io, che vorrò mai?
-...
-Puoi arrivarci.
-Non costringermi ad essere volgare.
-Non c'è bisogno che tu sia volgare. Basta che ti sforzi di essere analitico.
-E' un attimo un po' così, dai. Passerà.
-Attimo, fermati: sei bello! Tuttavia dura da un po' troppo, quest'attimo, e non è neanche così bello.
-Il mio pene cita Goethe.
-E allora? Sono un cazzo, non un cazzone. Ma non cercare di svicolare: quando si tromba?
-Come sei triviale.
-Triviale io! Ti sputerei, se avessi abbastanza pressione. Ma a che devo pensare, al campionato ungherese? Che ha fatto l'Ujpest Dosza?
-Non lo so, 'spetta che controllo.
-Cosa controlli, cretino! Pensa piuttosto a trovare una donna che sia degna di questo nome; nel cervello, nel cuore e nella vagina.
-Come se fosse facile.
-Non è neanche difficile. Ce ne sono, lì fuori, di creature belle e leggiadre e di corpi soffici e avvolgenti. Certo, se poi ti sei infinocchito, il discorso cambia.
-Bravo, ora fai anche l'omofobo? Complimenti.
-Mai sofferto di omofobia, caro mio. Queste sono pugnette che vi fate voi lassù, dotati di cervello; io preferisco un altro genere di masturbazione. La mia è una considerazione pratica: non vedo perché dovrei entrare in un posto da cui escono degli stronzi. E' un po' come andare al Billionaire quando sta per chiudere.
-...
-Poi, va bè, sarò un po' vetero, però questa cosa mi pare un po', come dire?, borghese. Lo so che sono scelte personali e che non sono giudicabili moralmente, ma talvolta mi sembra un atto di egoismo. Invece, quando incontro una vagina, ho ben presente che sono lì per far crescere e fiorire qualcosa.
-Bah, mi pare che tu stia sparando cazzate. Ma se continui coi discorsi contro i gay magari ti fanno senatore a vita.
-Così poi mi metto tra Rossi e Turigliatto. Credo che un cazzo, in mezzo a due che hanno votato contro il governo di sinistra, ci stia proprio bene.
-Ora fai anche satira politica?
-Noioso, sei noioso. Fammi un po' giocare, visto che la roba che cerco non me la porti.
-Un pene in Parlamento.
-Sì. Ché poi, ogni pene che si rispetti è di sinistra: il suo ideale è di star bene un momento per far stare bene a lungo la sua compagna. O sbaglio?
-Non fa una piega.
-Già mi vedo nel dibattito in aula; mi accaloro e divento rosso, e non si riesce a muovermi dalla mia posizione.
-E se ti toccano, scatti.
-Sono un compagno all'antica. Auferstanden, aus ruinen...
-Bravo compagno. Farò il possibile per donarti ciò che meriti.
-Una tana calda, solo questo. Sono un po' come Sandokan: la foresta umida delle zone tropicali è il mio elemento naturale, ma se una signorina ci tiene a serrarmi nel tepore delle sue fauci non più minacciose, va bene uguale.
-Purché poi la tizia non mi baci. Credo che sia trasparente: se ci tenessi a sapere di cosa sa il mio sperma, mi farei le seghe in un bicchiere. O no?
-Ora sei tu ad essere inutilmente volgare, rozzo, stupido e ingrato. Capisco perché non vado mai da nessuna parte, se mi tocca affidarmi a te. Idiota. Rozzo.
-Calmo, giovanotto: ricordati che senza di me tu non sei nulla, non combini nulla, non trovi nulla. Sono io quello che parla con le donne, le affascina, le ama.
-Sì, certo. Poi quando le hai sedotte e le porti a letto, prova un po' a spiegare loro che non hai il pene. Io sono il tuo fine ultimo, moro, ricordatelo sempre.
-Remarque era totalmente impotente; eppure ebbe una relazione lunghissima con Marlene Dietrich.
-Remarque ha anche scritto Niente di nuovo sul fronte occidentale. Tu non sei in grado di tenere una biro in mano. Se vuoi ti estrinseco la distanza tra le due cose: tu stai a Remarque come Marte sta alla Terra. La forma è simile, ma su uno dei pianeti non c'è vita intelligente.
-Lo vedi? Sei arrogante.
-Io, arrogante?
-Sì. Te ne stai lì, ti fissi su una cosa, ti paralizzi, indichi senza pudore. E poi sputi in pubblico. Non siamo mica alle medie, dico.
-Sai cos'è? E' che sono molto timido (non vedi, mi imporporo tutto?) e a volte le ragazze non sanno come prendermi. Ma ti ripeto: in fondo sono buono e tollerante. Cavolo, sei stato dei mesi interi con una che non sapeva fare una sega e non ti ho detto nulla!
-Non è vero: era una ragazza intelligente, stimolante, preparata e capace.
-Non voleva essere una metafora, la mia.
-Ah.
-Eh.
-Scusami.
-E' tutto superato, tranquillo. Anche questo aiuta a crescere. E scusa il doppio senso.
-Dai, vediamo come va in futuro. Io sono ottimista, sai.
-Io punto avanti per natura.
-Allora andiamo: il futuro è nostro ed è roseo.
-A me la roba rosea piace un sacco.
[I due si riconciliano con una stretta maschia. Si chiude il sipario.]

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