08 giugno 2007

La peste del terzo millennio

Per troppo tempo è stata una realtà sottovalutata. Eppure era sotto gli occhi di tutti: le madri hanno taciuto di fronte ai figli, le mogli davanti ai mariti, le ragazze non hanno prestato attenzione ai loro rapporti occasionali. Oggi, finalmente, l’attenzione della comunità internazionale si è risvegliata. I medici e i ricercatori di tutto il mondo si sono riuniti, hanno cominciato a scambiare dati ed esperienze, hanno creato una speranza per il futuro. Ma per molti uomini non c’è più nulla da fare: sono caduti vittime, ignare ed innocenti, della sindrome della palla più scesa (SPPS*). E non esiste vaccino. Quante volte infilandosi i boxer, o provando il costume a calzoncino che piace tanto a lei –si sa che la donna pensa solo all’estetica; non capisce e non immagina il grave pericolo rappresentato dal pesce azzurro che si infila nella braga con l’unico scopo di mangiarti il glande- l’uomo si è reso conto con inquietudine di una nuova e sgradevole asimmetria. “Tornerà su domani”, si pensa in questi casi, con criminale noncuranza. Ma quel domani non giungerà mai: sarete maturi, poi vecchi, infine morirete, e il testicolo malfidato continuerà a scendere senza posa come le borse del Sudest asiatico nel 1997. Abbiamo detto tuttavia che non c’è, al momento, alcuna cura: milioni di donne sono condannate a dormire accanto ad un uomo provato da questa tremenda esperienza, milioni di uomini devono rinunciare a mettere le loro amate mutande, magari con la canottiera infilata dentro di esse a creare le gloriose alucce, per la subdola presenza di un coglione fermamente deciso a far capolino ovunque. Un po’ come quel tizio coi capelli lunghi che rompeva le palle –tutto torna- in tv qualche anno fa, non so se avete presente (Gabriele Paolini?). Ebbene, se non c’è cura, bisognerà forse rassegnarsi? Nossignore. Abbiamo raccolto qualche tempo fa in una camera d’albergo arredata con gusto sobrio, a margine dell’ottavo convegno sulla SUB, promosso quest’anno dalla sezione austriaca di “Medici senza frontiere”, le parole di una delle maggiori autorità in materia, la dottoressa Karina Lindqvist dell’università di Lund.
“Vedi”, ci confidò questa con franchezza nordica, mentre accomodava con grazia il suo capo rilucente sul cuscino, “il distacco della palla si opera in condizioni di particolare freddezza; il testicolo, stanco e convinto di non essere valutato per quelle che sono le sue reali capacità, un bel giorno si stanca del suo collega e di quel maledetto che continua da anni a stillargli addosso gocce di piscio stantio; e si allontana. Certo, si tratta di un allontanamento relativo, data l’assoluta mancanza di mezzi di locomozione e l’impossibilità di trovare affitti alla portata di un coglione del genere; pure esso segna un trauma e una rottura nell’impianto armonico –masacciano, direi quasi- della trinità virile. Tu mi capisci, vero?”.
Io pensavo alla Città Ideale e annuii soltanto. Mi scostai poi dalla finestra, lentamente, finché non scomparvero alla vista le isole del Danubio e la copertura intarsiata del Duomo di Santo Stefano. Mi volsi verso la luminare e le chiesi soltanto:”Ed è possibile prevenire questa freddezza?”.
Lei si sollevò a sedere sul letto, con un gesto adorabilmente possente, e per un attimo i suoi capelli formarono una corona d’oro attorno al pallido ovale di donna di scienze.
“In effetti, secondo i nostri studi più recenti, combattere l’insorgenza di questo male non è un’impresa disperata. Si richiede soltanto che la donna presti attenzione allo stato nervoso del suo partner; e quando questi denota maggiore ansia, rabbia, stress –che so, mentre lui sta compilando la dichiarazione dei redditi, o quando guarda il Nastic di Tarragona e bestemmia perché quel tamarro di Portillo gli ha appena fatto perdere 130 euro alla Snai, o mentre è impegnato senza speranza di successo nella comprensione delle sfumature della mistica bizantina- ella si avvicini e afferri con dolcezza il sacchettino. La prima reazione dell’uomo sarà di sorpresa; ma ben presto un sentimento di calore e unitarietà pervaderà la sua anima e, quel che più interessa ora, le sue parti basse. Tu mi capisci, vero?”, domando di nuovo, sinceramente interessata alla mia opinione.
La rassicurai caldamente e con fervore di aver afferrato la questione. Ricordo tuttora con piacere quella giornata, in cui capii che qualsiasi progresso scientifico è inane, se non è accompagnato dalla collaborazione e dalla passione umana.

*Universalmente nota come SUB (Syndrom des untergegangeneren Balles) come fu battezzata dalla sua scopritrice, la dottoressa Gerta Blauerhund dell’università di Francoforte sull’Oder.

E buon San Medardo a tutti.

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