20 marzo 2008

Primi sintomi della lusofonia

Un uomo è sul treno che ha appena passato Spoleto, e sta pensando ad altro o non sta pensando affatto, quando d'improvviso lo prende una malinconia nuova e dolcissima e l'uomo non pensa più a nient'altro che a sedersi in riva all'Oceano, aspettando che ritornino i galeoni e le ragusee dalle vele maestose.
A quel punto l'uomo toglie gli occhiali e porta una mano al petto, proprio dove sente quel magone morbido che gli inumidisce appena gli occhi e l'anima, e si domanda con sgomento che cosa stia succedendo. Ma non è niente di grave: sta solo diventando lusofono.
Ogni anno, milioni di uomini in tutto il mondo diventano lusofoni: un sorriso mesto e persistente caratterizza queste persone, e una tristezza che non ha paura di brutte sorprese, perché il lusofono sa che l'Oceano resta lì, imperturbabile, e finché c'è l'oceano non c'è da aver paura. Il lusofono conduce la stessa vita degli altri; la sua lusofonia non gli impedisce di vivere, morire, lavorare e amare, ma il lusofono fa tutto questo con più gentilezza e rassegnazione. Il lusofono è un uomo o una donna come tutti, sereno di fronte al suo piatto di pesce, mentre modula piano delle note melancoliche. Non c'è da temere queste persone e la loro malattia: il lusofono è tutt'altro che aggressivo, è mansueto ed educato, saluta, affabile e distante, le persone che gli stanno intorno, poi si ritira nel proprio mondo.
L'uomo che vedete là, seduto con le spalle alla folla come se fosse solo al mondo, con un'ombra di sorriso sul viso serio ed assorto, non sta male e non ha pensieri tristi: ha solo nostalgia delle colonie, e il Mozambico verde che non ha mai visto gli fa increspare la fronte.

(vagamente collegato a questo qui)

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