08 luglio 2007

Adotta un cristiano d'Oriente

Stavo leggendo questo, quando mi sono reso conto che indignarsi non bastava più e che era infine giunto il momento di agire. Ogni volta che arriva l’estate, oppure ogni volta che gli Stati Uniti abbattono con pretesti futili un regime arabo laico, è la stessa storia: chi viene scaricato come un peso? Chi ci impedisce di goderci le vacanze? Chi subisce l’instaurazione di un clima di estremismo islamico e di intolleranza? Loro, sempre loro, ma nessuno lo vede davvero come un problema, perché si è sempre fatto così. Non ci pensiamo certo due volte a sacrificare i poveri cristiani d’Oriente, che pure ci sono fedeli da millenni (i primi cristiani a venir addomesticati, secondo studi recenti). Li guardiamo nello specchietto retrovisore aggirarsi confusi per la corsia d’emergenza della Bagdad-Bassora, coi loro profondi occhi neri che ci fissano senza capire. E ci si stringe il cuore; ciononostante chiudiamo lo sportello e ripartiamo, diretti verso i bagni nello Shatt el Arab e verso le piadine di cammello e squacquerone.
Ma non è più possibile perseverare su questa china, per una società che continua a definirsi civile. Così mi sono diretto al cristianile, un edificio di gusto sobrio, che alcuni volontari portano avanti con coraggio e tenacia alla periferia della città. Ho passeggiato un po’ negli spazi limitati ma puliti e dignitosi dello stabile, mentre gli ultimi discendenti di quelle che furono le prime comunità cristiane del mondo cercavano il mio viso con curiosità e forse speranza. Ho indugiato davanti a Louis-Michel, un maronita che ha perso una zampetta cercando di far saltare un campo profughi palestinese in Libano; ho ascoltato, commosso, gli assiri e i caldei che uggiolavano il Padre Nostro; ma sono stati gli occhi scuri di Ibrahim, un siriano a pelo lungo (e crespo), a conquistarmi. Da tre giorni ormai Ibrahim dorme sul mio divano, emettendo strane gutturali arabe quando cerco di spazzolarlo ed entusiasmandosi dinanzi a The Passion. E’ vero, un cristiano d’Oriente comporta una fatica e una responsabilità (anche se la loro dieta a base di formaggio e olive non pesa troppo sul bilancio familiare): ma se voi poteste vederlo mentre si accoccola felice sul grembo della mia donna, capireste. A volte, guardo Ibrahim negli occhi e mi convinco che in fondo a quelle cavità c’è un’anima. Destinata alla salvezza, oltretutto, visto che ogni mattina si sveglia alle cinque e un quarto e va a messa da solo.
Ci sono lui e il prete nell'edificio inutilmente vasto e assurdamente adorno; si guardano, si annusano e si sentono meno abbandonati.

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