05 maggio 2007

La febbre del sabato mattina

Stamane mi sono svegliato alle quattro, come le galline. Perlomeno non mi sono rotto il culo cercando di fare un uovo, se vogliamo trovare il lato positivo della faccenda. D’altra parte i miei ipotetici sforzi, in senso lato, non avrebbero avuto senso, dacché ho già sei uova in frigo; e ci sono comunque modi più fruttuosi e divertenti anche di rompersi il culo (I want to break free, avrebbe detto Freddy Mercury, che la sapeva lunga. Sulle uova e non solo). Soprattutto ti danno più di 200 lire per farlo. Insomma ero lì che prendevo conoscenza di me e delle infinite potenzialità della mia mente, quando mi sono reso conto di avere tutti i boxer impiastricciati. Non mi ricordo se mi sono masturbato a letto o se invece si è trattato di una polluzione notturna, come ai bei tempi dell’adolescenza, quando il mondo era giovane e popolato di arroganti erezioni rosa. Peraltro inutili, perché nessuna me la dava e io non sapevo neanche domandarla. Mi divertivo a comprare bomber georgiani con i miei giochetti di calcio manageriale, mentre intorno a me un mondo di passere si librava nell’aria. E io lì, ignaro come un cefalo in assenza di gravità. Ma tutto questo è divagazione e non serve a nulla, come un sottosegretario qualsiasi del governo Prodi. Devo aver sognato che terminavano i lavori della Salerno-Reggio Calabria; inauguravano l’ultimo tratto di strada, e c’erano le autorità politiche e militari, i rappresentanti delle istituzioni, l’arcivescovo di Amalfi vestito come il Tenerone, la banda del paese, il cadavere di Gioacchino Murat, Miss Cilento 2027 e alcuni cani a pelo medio-lungo. Mi pare di ricordare che proprio mentre il presidente dell’organismo preposto alle inaugurazioni, on. Cuccupozzuolo, terminava il suo discorso e si accingeva a tagliare il nastro, io giungevo al culmine dell’orgasmo e macchiavo anche un po’ il cartello dell’uscita successiva. Per cui erano costretti a demolire l’autostrada, ormai profanata dalla mia bianca forza (sono le sette e dieci di mattina e se voglio cito Archiloco. Va bene?). Dev’essere andata proprio così. Adesso chiamo le istituzioni locali ed esprimo ferma condanna per il mio gesto irrispettoso e nemico dello sviluppo del Meridione e dell’intero Sistema Italia. Ah, sia chiaro che in tutto questo i boxer non me li sono ancora cambiati. Però ho il numero di Miss Cilento.
Poi ho acceso la televisione. Sul canale croato davano una interessante gara di velocità: storpi contro lavatrici. Avete presente quando le lavatrici sono vecchie e si muovono in avanti durante il lavaggio? Ecco. In questo caso i croati prendono delle prolunghe lunghissime*, poi mettono l’elettrodomestico –dipinto con i colori delle varie province del paese- sulla linea di partenza, accanto ad alcuni invalidi e\o mutilati, di solito a causa di incidenti domestici anche deplorevoli. Oggi ha vinto la lavatrice dell’Istria (Istarska), che giocava un po’ in casa, visto che la competizione si svolge all’Arena di Pola. Questo può spiegare i colpi di fucile che ogni tanto abbattevano al suolo gli storpi più rapidi. Tra il pubblico c’era anche il presidente del Parlamento Europeo, che si è complimentato con la nazione croata tutta per il brillante spettacolo e per l’importante momento di inserimento dei diversamente abili nella vita civile; poi ha assicurato che si impegnerà concretamente per sostenere l’ingresso del paese nell’Unione Europea –al limite di notte, quando gli austriaci dormono e i portoghesi sono distratti a guardare l’oceano; infine ha premiato personalmente la lavatrionfatrice, che centrifugava d’orgoglio e commozione.
Ho i vetri delle finestre gialli e unti, perché verso le sei mi andava un burek. Così l’ho ordinato: ho aperto la finestra e mi sono messo a urlare AAAAAAAHHHHHHHHHHAH!!! JEEEEDAN BUUUUUREK, MOOOOOOLIM!. Tanto ho un panettiere proprio sotto casa e non avevo voglia di scendere. La fornaia è uscita dal negozio, mi ha fissato con aria infastidita e ha detto:SAAAAA MEEEEEEESOM?. JEEEEEEESTE!!!!!, le ho fatto, e ho sorriso con galanteria. Siccome neanche la fornaia aveva voglia di salire, ha costruito una piccola catapulta di legno e pastafrolla e ha cominciato a bersagliare il mio palazzo. Con l’innato istinto per la balistica che contraddistingue questi tsernagoriani da sempre avvezzi alla guerra, ha aggiustato ben presto la mira e ha centrato la mia finestra. Ho preso il burek al volo, ho gettato l’euro che dovevo gridando HVAAAAALA LIJEEEEEEPO, GOSPOĐO!. PRIIIIIIJATNO!, ha ribattuto lei. Però la passione per l’artiglieria ormai l’aveva presa e non la lasciava; così, sempre urlando PRIJATNO! ad ogni colpo, si è prefissa l’ambizioso obiettivo di demolire l’edificio che mi ospita a colpi di cipolle e carne macinata. Io ovviamente ho chiuso la finestra; dato lo scarso coefficiente di penetrazione del burek e l’insufficiente leva rappresentata dalla catapulta rustica, questa semplice precauzione è bastata a frustrare i suoi propositi bellicosi. Ma non per questo si è data per vinta; ha continuato ancora per diversi minuti a caricare proiettili –non solo burek di carne o formaggio, ma anche pite di patate** o alla verdura***- e a prendere di mira la facciata della mia casa. Dopo un po’ la cosa dev’essere giunta all’orecchio dei pezzi grossi, perché il segretario dell’Unesco è placidamente atterrato in paracadute nella piazzetta ed ha preso la donna a male parole, sostenendo che è severamente vietato tirare dei burek o qualsiasi altra specialità gastronomica contro il tessuto architettonico di una città che è parte integrante del patrimonio culturale dell’intera umanità. La donna ha ribattuto facendo notare al diplomatico che aveva le slacce scarpate e un capello sulla testa; poi ha messo in dubbio le sue virtù virili. A questo punto l’uomo non ci ha visto più. Mentre scrivo, il segretario dell’Unesco e la panettiera sono impegnati in un incontro di boxe sulla distanza delle dodici riprese. Il mio personalissimo cartellino vede in vantaggio l’uomo, che ha leve più lunghe e vanta un discreto gioco di gambe; ma la montenegrina è atavicamente solida e incassa molto bene, per cui il tipo o la butta giù prima del limite o perde ai punti.
Sono le otto passate, è bene che mi faccia un caffè. Stasera inizia il Grande Fratello balcanico, speriamo che ci sia parecchia cocchia.

*lunghissime, lunghissime.
**krompiruše.
***zeljanice.

categorie: ,

visite dal 24 ottobre 2006