12 maggio 2007

Facce di orde mongole prescelte dall'elettore

Adoro i sondaggi ben riusciti (Hannibal Smith).
Dunque la scelta dei nostri cugini è stata chiara e decisa: il prossimo presidente della Repubblica Francese sarà il piccolo ma combattivo Nicolas Sarkozy. Le commesse della 012 esultano: finalmente un loro cliente abituale arriva a ricoprire una posizione di potere che non sia quella di capoclasse alle elementari. E’ invero possibile che a facilitare la vittoria del cordiale Sarkozy, con la sua faccia che ispira simpatia quasi quanto una fossa comune piena di corpi sventrati e mutilati, abbia concorso anche l’improvvida decisione dei socialisti. Questi ultimi, a fronte di circa un milione e mezzo di specie animali conosciute (e gli zoologi ritengono che ve ne siano ancora molte da scoprire; d’altra parte non era possibile rinviare la data delle elezioni), sono andati a scegliere una donna. Lo slogan ideato dalla candidata, Per una Francia che sanguini cinque giorni al mese, non ha purtroppo fatto breccia sugli elettori. Ad ogni modo, questo va riconosciuto alla sua tenacia e serietà, Ségolène* Royal, dopo aver accettato senza recriminazioni la sconfitta, ha subito annunciato un’opposizione ferma ma dinamica e fattiva, che non dia tregua al progetto liberista e neoclassista della destra; poi è andata a comprare un paio di scarpe.
Sia come sia, noi che ci vantiamo di essere un sito di informazione e approfondimento non potevamo certo tralasciare di commentare un evento politico così importante. Due sono le domande cui ci è sembrato doveroso rispondere. La prima: non c’erano altri candidati di sinistra in grado di battere Sarkozy? La seconda: e ora che farà la Francia? Come già fatto con successo in passato, abbiamo deciso di dare la parola alla gente, affidandoci ad un sondaggio. La nostra squadra, composta da me, Mannheimer, Alzheimer, McGyver e Sberla dell’A-Team, si è dunque introdotta furtivamente nella sede dell’Olympique Marsiglia e da lì ha condotto l’indagine che presentiamo ora. Con metodi rigorosamente scientifici, quali la morra cinese e il Monopoli di Padre Pio, avevamo prescelto una rosa di candidati possibili; il popolo francese si è dunque espresso su un loro eventuale scontro con l’amabile Nicolino.
Questa immagine riassume tutte e nove le sfide che abbiamo proposto agli intervistati.


Ecco. Il primo candidato non-donna per la sinistra francese sarebbe potuto essere benissimo un lemure, stando alle nostre conclusioni –come detto- rigorosamente scientifiche. Lo so cosa state pensando:”Troppo facile battere un animaletto minuscolo, spaurito, tendente alla paranoia, decisamente indietro nella scala evolutiva e dotato di un’intelligenza scarsa o nulla!”. Verissimo; tuttavia, se vogliamo essere onesti, molti di questi difetti li ha anche il lemure. In effetti il confronto si sarebbe deciso al filo di lana; Sarkozy avrebbe prevalso solo grazie al voto dei francesi di origine ungherese, i quali formano una minoranza trascurabile in termini assoluti, ma in questo caso decisiva. Ci sono per la verità anche numerosi francesi che discendono da lemuri, però la loro tendenza all’ipocrisia e all’odio per le proprie radici avrebbe frustrato le ambizioni del preparatissimo scimmiottino malgascio.
Come la Royal, è nato in Africa Occidentale; in comune con la governatrice del Poitou** ha anche l’aspetto gradevole e l’età ancora giovanile, per quanto sufficientemente esperta, nonché i modi garbati; stiamo parlando ovviamente di Alpha Blondy, che sarebbe stato dunque un candidato perfetto, se non fosse che odia la Francia. Come molti cittadini francesi, peraltro, ma non abbastanza per superare il 45% delle preferenze. Più corposo il pacchetto di simpatie riscosso da Buju Banton; con le sue posizioni retrograde in campo religioso e il suo odio contro gli omosessuali, il cantante giamaicano è più a destra del neo-presidente francese su molte questioni. Questo gli avrebbe permesso di intercettare il favore di molti sostenitori di Le Pen e di uscire trionfatore dalla urne; quando però abbiamo ricordato agli entusiasti estremisti di destra che Banton, oltre a tendere al nero, è anche decisamente negro, in parecchi si sono ricreduti. Sarkozy appare quindi un candidato molto difficile da battere anche per sfidanti molto forti e credibili; solo il quarto dei nomi proposti riesce finalmente a prevalere. Si tratta del popolare Asterix, il quale, se rende forse qualche spanna di carisma e fisicità al suo eloquente rivale, ha tuttavia in comune con quello lo stesso sconfinato amore per la patria francese e anche una certa qual difficoltà con l’altro sesso, utile a creare una corrente di simpatia con gli elettori. In ogni caso, però, non si ricordano dichiarazioni anti-arabe del piccolo gallo; e questo avrebbe fatto pendere la bilancia dalla sua parte. Una vittoria ancora più larga sarebbe stata conquistata dal generale romano Ezio (non avendo foto recenti del militare, abbiamo messo al suo posto il principe Chobin. Speriamo nella vostra comprensione); il merito incontestabile di aver già in passato fermato il tentativo degli Unni di conquistare la Francia gli vale la fiducia del 60% dei mangiarane. Al contrario, qualora fosse stato candidato dal Partito Socialista al posto della consorte di François Hollande***, Günter Netzer avrebbe pagato pesantemente alcune circostanze sfavorevoli: l’ex faro del Gladbach è infatti bello, irriducibile, generoso, tedesco e sa giocare molto bene a calcio. Tutte caratteristiche che avrebbero irritato il complesso d’inferiorità dei francesi, condannandolo a sconfitta certa. E’ risultato poi che Sarkozy avrebbe battuto, sia pure di misura, anche una forma di camembert: i francesi, pur apprezzando molto il loro formaggio tipico, hanno dubitato del fatto che potesse durare sette anni su una poltrona bollente come quella dell’Eliseo. Viceversa, non ci sarebbe stata storia contro l’attuale presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Questi, infatti, è ombroso, cattivo, arrogante e assai portato all’autocrazia. Ha insomma le stesse caratteristiche del suo sfidante, ma più spiccate. Lo stesso Sarkozy ha dichiarato che avrebbe votato Putin, riconoscendone il valore e la ferocia. Il politico russo poteva poi contare sul sostegno incondizionato dei burloni d’Oltralpe, ansiosi di eleggere alla carica più importante un uomo il cui nome viene pronunciato Pütèn dalla rozza fonetica francese. L’unico francese che avrebbe egualmente sostenuto Sarkozy è il filosofo Glucksmann, per motivi che stava spiegandoci accoratamente e con passione al telefono; ma non ce n’è fregato nulla e abbiamo messo giù. Infine, abbiamo contrapposto al giovane e irruento ex ministro dell’Interno la solidità e l’esperienza di una seggiola antica: la volontà di dare una nuova impronta alla politica transalpina contro la fermezza e la difesa dell’esistente. Una scelta difficile, che ha portato i francesi a dividersi esattamente a metà. Se ne deduce che in caso di confronto alle urne, la sfida si sarebbe decisa per una manciata di voti; oppure che si sarebbe dovuta cercare una sintesi, tipo sette anni di Sarkozy in piedi sulla seggiola.
La seconda domanda che abbiamo posto agli elettori è stata: e ora che la Francia ha un nuovo presidente, cosa credete e auspicate che succeda? Vediamo i risultati.


Non si nasconde il 41% che ha risposto con decisione: la Francia ai francesi! Richiesti di una spiegazione, gli intervistati hanno chiarito che è loro speranza che si ritorni presto alla buona vecchia Francia di una volta. Sarkozy dovrebbe dunque allontanare dalla Repubblica, non importa in quale ordine, i maghrebini, gli africani, gli asiatici, gli italiani, i caraibici, i portoghesi, i latinoamericani, gli esquimesi, ecc… ma soprattutto i più subdoli di tutti, cioè i baschi, i còrsi, i bretoni, i nizzardi, i tedeschi dell’Alsazia e della Lotaringia e i provenzali; infine prendersi lui stesso per la collottola e tornare a fare il bagno nel Balaton (è perfino possibile che tocchi). A quel punto la Francia sarebbe nettata da perniciosi influssi stranieri e vivrebbe di nuovo il suo idillio primordiale, fatto di collane d’aglio e capelli unti di burro.
Un 18%, formato in maggioranza da intellettuali, sciampiste per cani e benzinai, giudicando la situazione in maniera squisitamente politica, ha ritenuto che per la Francia sia necessaria, rispetto al passato, una decisa hétérogénéité. Quando abbiamo chiesto loro di essere più precisi, ci hanno detto che non hanno alcuna idea di quello che potrà accadere e che volevano solo usare una parola così carina. Il 16% del campione, per lo più reduci dei Campi Catalaunici, teppisti e semplici simpatizzanti delle popolazioni barbariche, ma hanno risposto così anche molte ragazze da marito, ha dichiarato che è finalmente giunto il momento buono per riprendere il progetto interrotto a suo tempo da un altro piccolo Unno, di posizioni peraltro un po’ più moderate rispetto a quelle di Sarkozy, e instaurare col terrore e la sopraffazione un impero che vada dalle steppe centroasiatiche all’Europa Occidentale. Per ciò che riguarda i mezzi necessari ad un progetto tanto ambizioso, parecchi non hanno escluso che si debba far ricorso ad armi anche terribili e disumane, quali l’atomica o il ritorno sulle scene del piccolo Jordy (oggi un 32enne alcolizzato).
Il 14% dei francesi, con punte quasi plebiscitarie tra monache di clausura, rugbisti di colore e lavoratori dell’industria del porno e in generale ottime percentuali tra i cattolici, si è mostrato molto stupito di apprendere che c’erano state le elezioni presidenziali. Avendo seguito il dibattito finale, in cui si sfidavano una donna e un nanetto incazzoso, essi erano stati naturalmente portati a credere di trovarsi di fronte ad uno spettacolo di freak, un nuovo reality show o al limite una puntata di Genius. Tuttavia si sono mostrati molto sollevati di sapere che il nuovo presidente non è Pietro Taricone.
Infine, una ristretta minoranza di anziani imbecilli si è dichiarata favorevole ad una nuova alleanza con lo Zar di tutte le Russie al fine di togliere alla Prussia il vantaggio della sua potenza demografica e militare; altri hanno addirittura richiesto di mobilitare l’esercito imperiale per dare una lezione a quel giovane intrigante di Bismarck o perfino di richiamare in servizio, come ministro delle Finanze, l’ottimo Necker. Poi si sono addormentati al telefono, senza peraltro smettere di blaterare scemenze.
In chiusura, a titolo di curiosità, diamo conto della reazione del governo ungherese alla prestigiosa affermazione di un così brillante figlio della nazione magiara. Intervistato da una radio locale di Montelupone (MC), il primo ministro Gyurcsány, pur complimentandosi con Sarkozy ed esprimendo l’indubbio orgoglio di tutto il paese per la sua vittoria, ha dichiarato di voler assolutamente rispettare quella che è la sfera interna e la sovranità di uno Stato estero. Poi, credendo –solo perché il giornalista lo stava utilizzando per grattarsi la schiena- che il microfono fosse spento, il giovane gaffeur si è lasciato andare ad alcune valutazione personali, sostenendo che dopo l’indipendenza il campionato montenegrino è una ridicola pagliacciata, che il gulasch che aveva mangiato la sera prima in una trattoria di Buda non l’avrebbe trovato piccante e saporito neanche un neonato con la lingua molto sensibile, infine che la pallanuoto femminile è un’ottima occasione per vedere giovani donne che mugolano e si strappano i vestiti.
L’opposizione non ha tuttavia ritenuto di dover chiamare alla protesta il popolo, a seguito di queste nuove esternazioni; la manifestazione radunatasi nelle ultime ore davanti alle finestre del premier è dunque del tutto spontanea. Ad essa prendono parte un ristoratore insonne, per motivi personali, e decisamente incazzato, per ragioni politiche; e una centroboa lesbica di cento ottantasette centimetri (due pullman di ultras del Budućnost di Podgorica sono fermi alla frontiera per aver indicato nell’apposito questionario, come motivo del viaggio in Ungheria, “pestaggio del premier”). Avendo notato lo sparuto ma deciso drappello, Gyurcsány, al momento di lasciare l’ufficio, non può fare a meno di portare la mano al suo stivale destro.

*Ma che cazzo di nome è Ségolène?
**Ma che posto di merda è il Poitou?
***Ma quant’è brutto François Hollande?

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