25 maggio 2007

La domenica di un uomo all'antica

Ero lì che studiavo gli ultimi dettagli per il mio Parco Divertimenti della Malvagità (per la precisione stavo finendo il progetto dell’autoscontro con macchine guidate da donne incinte. Bam! Neonato in pista! Bam!), quando mi ha telefonato il cadavere di Joseph Göbbels e mi ha chiesto se andavo a casa sua a vedere il campionato spagnolo. Qui si apre una lunga parentesi, attenzione: essa è comunque riassumibile nella concisa proposizione “il campionato spagnolo fa davvero pisciare”. Se non volete leggere il paragrafo che segue, in effetti potete, in quanto esso non è affatto funzionale alla storia. Froci.
Non date mai più retta a chi sostiene che è un campionato spettacolare e cazzate varie. Anche una battaglia tra eserciti di civiltà precolombiane era spettacolare, con tutte quelle piume colorate svolazzanti, mazze di ossidiana che sfondavano crani di tipo mongolico, petti aperti e cuori palpitanti; ma non per questo era granché avanzata nell’arte militare. Il campionato spagnolo è più o meno assimilabile a quell’evento barbaro e arretrato, con l’unica e triste differenza che nessuno è ancora sceso in campo con una mazza di ossidiana per cambiare colore ai capelli di Santiago Cañizares, meglio conosciuto come l’Andrea Pelizzari obeso. Sono due mesi che guardo partite su partite di quella pagliacciata e potrei spiegarvi con dovizia di particolari tecnici il perché e il per come dei miei giudizi trancianti. Ma non lo farò. Invece mi baserò sul fatto che il 90% dei giocatori del campionato spagnolo hanno capelli orrendi; tipo lunghi, lisci e unti raccolti in code di cavallo da attore porno peruviano, oppure –peggio ancora- la mai abbastanza deplorata vokuhila, ossia “corti davanti-lunghi dietro”, come McGyver prima di diventare arcivescovo di Canterbury. Inoltre, ci sono un sacco di portieri con difficoltà di coordinazione e di apprendimento, un paio dei quali monchi, uno perfino cileno e uno negro. Ed è uno dei più forti del campionato! Quando tutti sappiamo che i negri non devono mai giocare nei seguenti ruoli: portiere, difensore centrale, mezzapunta. Mai. Perché? Perché sono troppo negri. E questo chiude ogni discorso sul campionato spagnolo. Ah, no: quasi dimenticavo che hanno lo sponsor scritto sul culo, come Lucio Dalla.
Insomma, ho risposto a Joseph che sarei andato volentieri. Abbiamo passato una bella domenica pomeriggio, decisamente meno bestiale di quella di Concato, giocando alla Polistil e buttando su qualche bomba. Poi abbiamo guardato il Tg2; quando hanno inquadrato Casini, il cadavere del gerarca nazista si è avvicinato alla tv e ha fatto finta di mettere il cannone in bocca al leader centrista. Che matto, quel Sepp! Parlandone da vivo. Ci siamo divertiti un sacco, in definitiva. Sono tornato a casa che erano ormai le nove di sera. Mia moglie, incinta di otto mesi e con in braccio il nostro primogenito Popocapetl (se nasce una sorellina la chiamo Krakatoa), si è fatta avanti sulla porta della nostra baracca e mi ha chiesto con arroganza inaccettabile quando mi sarei deciso a trovare un lavoro e a portare a casa del denaro. L’ho schiaffeggiata e sono andato ad iscrivermi all’Udeur. Tutto questo laicismo sta distruggendo la famiglia tradizionale, santa madonna.

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Ah, sono tornato in Italia. Yuppi.

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