30 novembre 2007

Le mirabolanti avventure dell'uomo con un pene nel palmo della mano

L'uomo con un pene nel palmo della mano andò un giorno ad un ricevimento all'ambasciata turca e si fece presentare l'ambasciatore, al quale strinse calorosamente la mano. Alla fine della stretta, il diplomatico si accorse che gli era stato fatto proprio un bello scherzo.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano, non gli fanno mai preparare la pasta sfoglia.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano mette a disagio gli animali che accarezza.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano, se gli capita di dover comprare i guanti, si profonde in mille scuse per la sua difficoltà a trovare un articolo adatto: ma le commesse lo rincuorano sempre, dicendogli che è dovere dell'esercente soddisfare il cliente in ogni sua esigenza. Poi lo portano al camerino a provare i guanti.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano, se ha un'erezione, gli salta via il telecomando.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano per scherzare con gli amici si punta un cazzo alla tempia.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano andò a prendere la comunione... no, questa è meglio che non la racconti.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano non beve mai con le mani a coppa, oppure sente un sapore incongruo.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano, per imparare a suonare la chitarra, manca poco che rimane impotente.

***

L'uomo con un pene nel palmo della mano ha sempre un amico con cui parlare.

categorie:

27 novembre 2007

Bisogno di riposo

L'uomo guardava dal finestrino dal treno e vedeva un paesaggio acquarellato, composto da lunghe file di alberi dritti e magri, ritti e dignitosi nella foschia come condannati a morte davanti al plotone d'esecuzione, quando d'un tratto si sentì molto stanco. Sapeva bene a cosa attribuire quella spossatezza che gli penetrava nelle fibre più intime: pensava troppo, perché ultimamente aveva troppo a cui pensare. L'uomo decise allora che avrebbe dato requie alla sua mente e alle sue forze, sforzandosi di dare un taglio netto a tutto quel cogitare.
Ci rifletté un attimo su: perché pare facile, smettere di pensare, ma non lo è affatto.

Come si fa, voi lo sapete? Non si sa. Si pensa ad altro, al limite, ma si capisce già così che è una soluzione che fa acqua da tutte le parti; altri direbbero che si dovrebbe andare a spaccare la legna, allora sì che non si penserebbe più, ma prima di tutto non c'è modo di farlo su un treno, poi quelli che danno tali consigli sono gente che di solito non ha neanche un camino; perché altrimenti lo saprebbero, che certi lavoratori sono proprio quelli che usano il cervello per creare davvero nuovi pensieri, e non solo per farli posare grassi e pigri su luoghi comuni triti e familiari. In conclusione, duole ammettere che non c'è un modo sicuro per smettere di pensare. Più facile e più sensato lavorare sulla qualità del pensiero, ma tale annotazione non attiene a questo raccontino.

L'uomo sospirò e guardò di nuovo la nebbia. Istintivamente, portò le mani al finestrino per controllare che fosse ben chiuso e che non filtrasse del vapore nello scompartimento, ad annacquargli i pensieri passando per le orecchie, rendendoli così fluidi, malinconici e incontrollabili. Ma per stavolta era salvo: il finestrino era serrato.

Guardate che questo è un problema reale.

Poi ebbe un'illuminazione: gli serviva di morire. Morire solo un poco, il tanto che bastava a riposare senza correre il rischio di sognare: poi rialzarsi, uscire dalla bara coi calzetti spaiati e i vestiti fuori moda che si mettono ai cadaveri, sgranchirsi un po' e tornare alle faccende di tutti i giorni, fresco come una pansé lasciata per qualche anno in un libro di poesie. A lui parve un'ottima pensata e si congratulò mentalmente.

Ecco, questa è un'idea. Sia pure di difficile realizzazione, per tutta una serie di motivi che non staremo qui a spiegare.


In quel momento l'uomo che non voleva più pensare realizzò che gli era accaduto di nuovo. Malgrado il suo sforzo di mostrarsi severo con se stesso, un sorriso stanco gli esplose sul viso; e lì rimase.

Capita. Capita anche questo, in certi giorni cominciati cercando un varco nella nebbia.

categorie:

23 novembre 2007

La storia siamo noi

Sarà stata la noia, sarà stato il disagio che il Paese vive in questo momento, sarà stato invece un sincero interesse per le discipline storiche, fatto sta che ieri sera al baretto c'è stata la Guerra dei sette anni. Mario, che ha delle mani come badili e non ha paura di nulla e di nessuno, ha insistito per fare la Prussia, anche se non si era neanche lavato bene dopo esser stato a lavorare sugli ascensori; quel meridionale che non si capisce bene quando parla, quello molto intrallazzato che forse lavora per la Telecom, quello era l'Austria; Pietro e Marta erano la Russia e Giorgio la Francia; questo per ciò che riguarda i principali attori del concerto europeo. Il barista, che all'inizio era un po' dubbioso quanto alla validità e all'opportunità della ricostruzione storica, dopo un po' si è convinto, ha azzardato un parallelo tra la propria funzione mercantile e il controllo delle rotte marittime verso la metà del Settecento e ha chiesto di fare la Gran Bretagna (compreso il Regno d'Irlanda). Infine, a testimoniare la dimensione globale del conflitto, si è deciso di coinvolgere Amadou, il ghanese che abita vicino alla stazione, al quale peraltro era rimasto solo il Portogallo. Per cui si è seduto buonino buonino ad un tavolo un po' discosto, pronto ad approfittare delle sconfitte coloniali degli Stati Borbonici.
In quel momento è entrato un tizio che voleva soltanto un caffè; del tutto arbitrariamente, gli è stato assegnato l'ingrato ruolo della Sassonia ed è stato conseguentemente atterrato a ginocchiate e ricoperto di coppini. Questo ha causato l'intervento di due vigili urbani che si trovavano a passare lì davanti, i quali sulle prime l'hanno fatta più grossa di quel che era, finché non sono stati condotti a più miti consigli dalla vista della Prussia e della sua potenza militare, incarnata dalle grosse braccia di Mario, nonché dall'intervento diplomatico dell'Inghilterra che ha offerto un giro. Intanto la Sassonia si era risollevata, benché provata dal conflitto; dopo aver reclamato inutilmente una riparazione dei danni subiti, che sarebbe stata francamente antistorica, il tizio si è rassettato gli abiti e se n'è andato insieme ai vigili urbani, i quali si sono anche dimenticati di chiedere al Portogallo se fosse in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Il trambusto inatteso ha causato una sospensione delle attività belliche, quantunque non formalizzata da un armistizio. Più avanti nella serata, gli stati europei erano tutti al bancone con un calice in mano: pare che si sia laureata la figlia maggiore del Regno di Hannover.

categorie:

22 novembre 2007

Qualcosa di concreto

Questa notizia mi riporta alla mente un vecchio pallino che a lungo ho teneramente cullato: lo sterminio dei latini.
Secondo me, è anche un ottimo modo di aderire alla giornata del 25 novembre.

categorie:

17 novembre 2007

Wider die mörderischen und räuberischen Rotten der Jungen

Un bel giorno l'Italia, questo paese d'antica e inclita civiltà, si stufò una volta per tutte della sua gioventù maleducata e rumorosa, che apre i blog e sfascia gli stadi, e decise di trascinarla in tribunale. Siccome però non si poteva portare in tribunale un concetto tanto ampio, non ben delimitato nella sua definizione e nei suoi membri, l'Italia ci pensò un po' su: se non posso citare la gioventù, a chi posso dare la colpa della sua esistenza? E a forza di pensarci, ebbe l'illuminazione: la responsabilità di aver generato questi teppisti, con le loro canne che annebbiano il cervello e le spranghe che lo lacerano, non poteva che essere del Cazzo©, da cui la gioventù era subdolamente scaturita anni prima sotto forma di spermatozoi. Quello che segue è il resoconto del dibattito in sede processuale tra l'Italia, rappresentata dall'avvocato Taormina* e da Padre Pio, e il Cazzo, difeso da Matlock.

***

Avvocato Taormina-Si alzi, imputato.
Il Cazzo-Davanti a lei mi riesce difficile.
Giudice-Non sia ironico. E' reato.
Il Cazzo-Mi scusi, Vostro Onore. E' che non riesco proprio a capire perché sono qui.
Avvocato Taormina-Ah, non lo capisce, signor Cazzo? Davvero non lo capisce?
Il Cazzo-Davvero!
Matlock-Il mio cliente non lo capisce davvero, Vostro Onore.
Giudice-Abbiamo capito, Avvocato.
Matlock-Ho molto freddo e mi manca il mio cane.
Giudice-Il suo cane è di porcellana e comunque è morto.
Padre Pio-Signor Cazzo, ce lo scpiego ie: nui siamo qua pecché Lei è responsabile di aver generato la cosa più sacrilega e scporca che il nostro paese, e non dico Sanciovanni Rotondo, dighe proprio l'Itaglia, ha connosciuto da tempo: la cioventù.
Il Cazzo-Lei quanti anni aveva quand'è nato, dr. Pio?
Padre Pio-Era tutt'un'altra cosa: nui eravamo bravi, non ciavevamo i blogghe, l'Erasmus, le canne, la cultura a livello universitarie e tutto quello che sta rovinando chescto Paese (e dighe propio l'Itaglia). Noi ciavevamo la fete, non ci serviva la cultura.
Il Cazzo-E' una frase che mi capita di dire raramente, Vostro Onore, ma posso uscire? Mi trovo decisamente male.
Giudice-No, mi spiace. Il processo non è finito.
Il Cazzo-E che merda.
Avvocato Taormina-Ora china la testa, eh? Il peso della responsabilità la schiaccia!
Il Cazzo-No. Mi abbasso perché siete proprio brutti.
Avvocato Taormina-Lei ci insulta perché la stiamo mettendo alle strette.
Il Cazzo-Non chiedo di meglio, Avvocato.
Matlock-Obiezione, Vostro Onore: il Montenegro non ha lo sbocco al mare.
Giudice-Ce l'ha dal Congresso di Berlino del 1878. Si rimetta a dormire.
Matlock-Non trovo più il catetere. Ah, eccolo qui, l'avevo attaccato all'Ipod.
Avvocato Taormina-Signor Cazzo, ci spieghi, in che contesto è maturata la sua decisione di creare una generazione tanto criminale (tra l'altro, anche piena di negri)? Ci dica tutta la verità, la sua posizione si alleggerirebbe.
Il Cazzo-Vede, dr. Taormina, il punto è che a me piacerebbe avere qualche potere sui miei spermatozoi, ma non ne ho proprio nessuno. Questi ragazzi hanno un addestramento di pochi giorni, poi vengono sparati via chissà dove (i più annegati senza gloria in una fogna o disseccati sul loro rivolo che scende inutile dai boxer). Glielo ripeto, io vorrei avere il tempo di educarli, ma non ce l'ho: se questi giovani di oggi fanno schifo come dite, non è perché sono figli miei, è perché sono figli vostri.
Padre Pio-Protescto, Vosctro Onore: i miei figli hanno almene settanta anni, pertanto non pozzono essere considerati ciovani.
Il Cazzo-...Peraltro, a leggere i giornali, pare che li puniate già abbastanza, visto che non date loro un lavoro, non date loro una casa e quando rompono i coglioni gli sparate anche in testa.
Giudice-Lei legge i giornali, signor Cazzo? Senza mani?
Il Cazzo-Era una licenza, Vostro Onore. In realtà me li faccio leggere, sono come Borges da vecchio. Anche se io non ho mai imparato il francese.
Avvocato Taormina-Lei sputa demagogia, signor Cazzo!
Il Cazzo-Stia attento agli schizzi, allora.
Avvocato Taormina-Checché se ne dica, i nostri figli non sono così! Sono ben altri i frutti dell'Italia migliore, l'Italia che lavora, produce, evade! Frutti validi e sapienti, che affrontano la primavera della vita nella miglior maniera possibile.
Il Cazzo-Ossia?
Avvocato Taormina-Beh, fanno i Papa Boys e partecipano ad Amici di Maria de Filippi.
Il Cazzo-Vostro Onore, vorrei citare quest'uomo per plagio: sta ragionando come la mia testa.
Giudice-Credo che lei abbia ragione.
Avvocato Taormina-La magistratura è prevenuta e appiattita su posizioni comuniste; questa ne è l'ennesima riprova.
Giudice-Ma se io una volta ho scritto una sentenza che equiparava lo stupro al fallo di ostruzione! E' proprio che gli argomenti del cazzo sono più convincenti.
Padre Pio-(si avvicina al magistrato e gli allunga duecento euro con mossa furtiva) Ci pensi buono, Dottore. Ci sctanno tanti villaggi turistici sulla costa incontaminata e cementificata che secondo me la interessassero.
Giudice-Agenti, portate via questo corruttore. Io intanto metto al sicuro il corpo del reato (intasca il denaro).
Padre Pio-(mentre i poliziotti lo trascinano via) Ci scta pure pieno di uzbeke, Dotto'!
Giudice-Basta, decreto la fine di questa pagliacciata e mi pronuncio a favore del signor Cazzo. L'Italia è condannata a pagare le spese processuali; oppure diverrà essa stessa proprietà dell'imputato. D'altronde è già adesso un paese del cazzo, per molti versi.
(Tripudio in aula. Numerose strette di mano al vincitore, che, per sua stessa natura, ne è particolarmente felice).
Matlock-(riscuotendosi. Ha della bavetta su un lato della bocca) Mi sono perso qualcosa?
Il Cazzo-Nulla di che. Andiamo a casa, ché devi leggermi i giornali.

*Non il principe del foro che tutti conosciamo. Un altro.

categorie:

13 novembre 2007

Hitler scrive a Natalia Aspesi

Sono un uomo solo, non un single, ma un uomo solo. Lo sono fin da ragazzo: ho cercato di farmi notare dalle donne dipingendo delicati scorci viennesi, primeggiando nell'attività politica, devastando in una guerra di annichilimento l'intera Europa. Ma non c'è stato nulla da fare: solo ero, solo sono rimasto. Anche Von Paulus mi ha abbandonato per farsela coi russi. Intendiamoci, c'è stato un periodo in cui moltissime si interessavano a me, alzavano il braccio al mio passaggio, mi imploravano di cambiare le leggi di Norimberga. Ma è stato umiliante accorgermi che quello che cercavano non era l'uomo, bensì il dittatore. Coi sovietici a Berlino, era tutto un negarsi al telefono, un "ti avevo detto che tra noi non poteva funzionare", un "no, guarda, stasera ho l'arredatore per le macerie". Mi scusi, ma è questa la serietà delle donne? Io sono un tipo emotivo, d'accordo, ma una tale mancanza di correttezza avrebbe spezzato anche Rommel (a proposito: dimmelo ancora che i miei baffi fanno schifo! Dai, provaci ancora, stronzetto!).
Adesso sono qui davanti al mio salsicciotto di soia, senza neanche il coraggio di entrare nella chat per cuori solitari che è il mio unico collegamento con l'altro sesso. E i baffi li ho dovuti tagliare perché c'è ancora gente che mi riconosce e non saprebbe trattenersi dal gettarmisi al collo. Soprattutto nelle comunità ebraiche. Fatto sta che sono ad un punto morto nella mia vita sentimentale.
Forse sarà la paura di sbagliare o di soffrire di nuovo, forse sarà solo egoismo, quello di non voler rinunciare alle piccole conquiste che la solitudine ci regala. Forse l'amore, quello che ci rende folli di gioia ma che ci fa anche stare male, è una condizione relegata agli anni della giovinezza.
Ariete 89, Porto Alegre


Lei mi sembra davvero un bel tomo. Mi pare di capire che ha fatto fuoco e fiamme in lungo e in largo, diciamo da Rotterdam a Belgrado, e ora si lamenta perché sostiene che le donne non l'hanno mai amata. Ringrazi piuttosto di aver avuto una gioventù piena e ora cerchi di avere una maturità all'altezza, senza però rincorrere il passato. Io, che sono una donna di una certa età, comprendo benissimo ciò che lei intende: con lo svanire della nostra gioventù abbiamo perduto l'incanto, la passione, il corridoio di Danzica. Ora siamo malandati signori di un'epoca andata, in cui l'amore e l'odio si vivevano faccia a faccia, catapultati nell'età delle chat e dei blog: bene ha fatto lei a prenderne atto e ad iscriversi ad un sito che promette e forse dona, chi lo sa, l'amore e l'apprezzamento che tutti cerchiamo. D'altra parte mi giungono tante lettere che dicono che anche su Internet si trova il sesso o perfino l'anima gemella; e non sono qui per fare del negazionismo. Ma, al di là, degli approcci virtuali, lei non ha amicizie o abitudini, o impegni, anche politici, che le rendano la vita meno solitaria e malinconica? Si dia da fare, invece di piangersi addosso davanti alle sue pietanze vegetariane (ammesso che questo non sia un dettaglio buttato lì per intenerire le donne di classe): vedrà che un po' di volontà di riemergere e riaffermare la sua identità farà bene anche alla sua vita di relazione.

categorie:

Un po' di attualità

Ora scrivo un nuovo post, eh. Intanto beccatevi questa roba qui.

categorie:

05 novembre 2007

De virili amicitia

Mi chiamo Serse, sono uno stronzo ma mi trovo bene con me stesso. Vivo con Mario, siamo felici ed affiatati. Lui si lava i denti e si rade, poi si piega sulla tazza, io lo guardo e lo consiglio nel vestire. La vicenda pare curiosa; passo subito a spiegarla: un giorno Mario va al bagno e mi fa. Io esco alla luce, sono colpito e stupefatto. Benché piastrellato con gusto discutibile, il mondo mi piace e non voglio lasciarlo. Mario intanto termina l'officio e vuol tirare l'acqua, io mi avvinghio e non scendo. Riprova ancora: attaccato alla vita, resto lì. Lo vedo che riempie un catino, scopro di poter comunicare e domando pietà. Lui resta con la bacinella in mano: stupore, rassegnazione, infine amicizia. Di lì inizia una fruttuosa convivenza: lui mi issa su una spalla e mi spiega il mondo, mi porta in bici nel cestino, guardiamo l'Inter sul divano. Fremo nel seguire il gioco, mi giro e rigiro troppo, lascio delle macchie; arrossisco e sono a disagio, lui mi dà una pacca e dice che non è niente. Ordiniamo una pizza e scherziamo a voce alta; poi ho sonno, lui mi riporta nella tazza, mi legge una fiaba e mi dà la buonanotte. Io insisto per il bacino, lui dice che tra maschietti non ci si bacia. Io metto il muso, lui dice che sono uno stronzo grande, ormai, non devo fare così. Il giorno dopo, per farsi perdonare, mi regala una salopette: festeggiamo la ritrovata armonia, io gli preparo un dolce al cioccolato. Poi beviamo e beviamo, crolliamo l'uno sul collo dell'altro e ci addormentiamo. L'indomani mi sveglio tardi e sono un po' indolenzito. Mi ha lasciato una brioche sul tavolino della cucina: la pilucco svogliatamente. Il fine settimana stiamo in casa in panciolle. Io lo aiuto a fare il sudoku. La giornata è lenta e piacevole. Ho scommesso tre euro alla Snai, ma la Pistoiese pareggia e stracciamo la schedina. Ci salutiamo con un abbraccio e andiamo a dormire. Prima di prendere sonno, rifletto che è bello vivere con Mario. Dopo, dormo.
Poi un giorno lo vedo in giacca e cravatta. Io sono lì che faccio il morto. E' molto profumato, perché? E poi trema. Mi dice che abbiamo passato dei bei momenti insieme, però ora dobbiamo crescere e separarci. Io più grande di così non divento e i soldi per un mutuo non ce li ho. Non capisco. Mario, non sarà mica per una donna? Annuisce. Mario, ma noi siamo amici, non farti cambiare da una donna, Mario! Lui sorride appena, mi dice scusa, tira lo sciacquone. Io neanche provo a resistere, penso che se non esiste più l'amicizia non vale la pena di restare qui.

Il pensiero successivo è ingoiato dalla fogna.

categorie:

01 novembre 2007

Il ferramenta cattolico

Un tale col cappello entrò in una ferramenta e chiese una corda. Il commesso impallidì e disse che doveva chiamare il proprietario, e il proprietario venne.
Proprietario-Mi dicono che lei vuole una corda.
Cliente-Una decina di metri, grazie.
Proprietario-E che vorrebbe farci, con questa corda?
Cliente-Come, che voglio farci?
Proprietario-Non avrà mica intenzione di impiccarsi?
Cliente-Lei sta scherzando.
Proprietario (giochicchia con una piccola croce in acciaio ittita che porta appesa al collo)-Scherzare è peccato.
Cliente-E lei non pecca?
Proprietario-Come tutti, mio buon cliente, come tutti. Ma dinanzi ai violatori dell'alleanza devo essere assolutamente serio. Veda, chi mi dice che lei non andrà a casa, farà un bel nodo a quella corda e l'userà per accorciare la sua permanenza in questa valle di lacrime benedetta dal Signore?
Cliente-Perché dovrei fare una cosa del genere?
Proprietario-Perché sua moglie la tradisce, perché non ha i soldi per comprare la droga, perché i cani le mordono il didietro, perché suo figlio è entrato nei Circoli dei Giovani di Marcello Dell'Utri, perché ha perso l'uso dell'olfatto, perché i suoi nemici le tirano le frecce e non hanno il coraggio di impegnarsi in un corpo a corpo, perché la domenica la lasciano sempre solo (per andare a vedere la partita, di pallone), perché cerca una camera doppia a Kabul e i prezzi sono impossibili, perché quando è alla stazione non riesce mai a capire se quello che sta partendo è il suo treno o quello accanto, perché perché perché. Non lo so il perché, ma ho il dovere di ricordarle che Dio ha decretato che sua moglie continui a tradirla, che la droga non cali di prezzo, che i canidi le strazino le natiche, che suo figlio sia un imbecille, che in un roseto lei pensi a Scialpi, che i suoi nemici rimangano potenti e irraggiungibili, che lei passi la domenica nello sgabuzzino e così via. E' il volere del Signore [alza gli occhi estatici al cielo e congiunge devotamente le palme].
Cliente-Ma che sta dicendo?
Proprietario-Lei soffre?
Cliente-Ho dei momenti di disagio, sconforto, paura. A volte sto male. Ma capita a tutti!
Proprietario-Mi spiace. Però mi raccomando, continui a soffrire.
Cliente-Mi dia quella corda o chiamo i vigili.
Proprietario (a braccia conserte)-Obietto.
(Il cliente esce sbuffando. Riappare dopo qualche minuto trascinando un vigile per un braccio.)
Vigile-Che succede qui?
Proprietario-Buongiorno, mio buon milite. Gradisce del bismuto?
Vigile-Mi dicono che lei boicotta il libero commercio.
Proprietario-No, no, io obietto. Non posso vendere utensileria immorale, che sia contro la vita e i dettami di Santa Romana Chiesa.
Cliente (al vigile)-Lo vede?
Vigile-Non esistono utensili immorali. Tutti quelli approvati dal Ministero delle Brugole devono essere venduti senza fallo. E' un servizio che si garantisce alla cittadinanza.
Proprietario-Obietto.
Vigile (punta la pistola al capo del cattolico)-Venda quella merda o le faccio saltare le cervella.
Proprietario-Non ho paura del martirio, ma ammetto che ricercarlo in simile occasione sarebbe un intollerabile peccato di vanità e superbia; e se c'è una cosa che ci ha insegnato Padre Sergej, questa è senz'altro non farci sparare in testa da un vigile urbano. [fruga sotto il bancone] Eccole la sua corda.
Cliente-E poi vorrei dei chiodi.
Proprietario-Non vorrà mica infilzarseli sotto le unghie dei piedi?
Vigile (toglie la sicura all'arma)-Mia moglie è di Pomezia e io sono molto nervoso.
Proprietario-Ecco, prenda tutto e vada al diavolo. Ma non troppo presto: la Chiesa non ammette scorciatoie.
Cliente-Quanto le devo?
Proprietario-Preghi San Brunone e si consideri a posto.
Cliente-La ringrazio molto [se ne va].
Proprietario-Mi saluti la sua signora!
Vigile-La tengo d'occhio, si ricordi. Bang! [con la bocca. Se ne va].

***

Giunto a casa, il tale si martellò i chiodi sotto le unghie delle dita, fece un bel nodo scorsoio e salì su una sedia con il cappio al collo. Poi iniziò a masturbarsi utilizzando una chiave poligonale: avvertendo l'approssimarsi del climax, allontanò la seggiola.
La moglie ninfomane e il figlio liberaldemocratico lo trovarono in tale, pietoso, stato.

categorie:

visite dal 24 ottobre 2006