06 aprile 2007

Come si campa il mondo, prva lekcija: pulirsi il culo all’estero

Ha inizio con oggi una nuova rubrica all’interno di questo spazio brullo e poco frequentato: infatti, abbiamo (ho) deciso di cedere la parola ad un’autorevole voce della società civile, il barone e langravio Taddeo Actis Dato. Egli è l’ultimo rampollo, peraltro ormai maturo (è stato commilitone del Douhet al tempo d’oro dell’aviazione patria), di una eminente famiglia di proprietari terrieri, cavalieri di Malta ed usurai. Nel tempo che gli resta libero dalle sue nobili attività, quali il passaggio delle acque a Baden Baden e la caccia grossa all’Ottentotto*, collaborerà da par suo a questo lurido e morente blog.

***

Ringrazio il soprastante bolscevico per la possibilità che mi si concede: educare la gioventù –sì, quella massa d’invertiti fasciati di rosa e di pulzelle acconciate come le donne di malaffare ne’ bordelli per militi turchi durante la I Guerra Balcanica- al bello e al buono. La prima lezione verterà su quel delicato tesoro che ognuno di noi nasconde nei calzoni (benché vi siano di molti ragazzi, al tempo presente, che non lo nascondono per null’affatto e anzi lo mostrano ad ogni pie’ sospinto, per effetto de’ loro calzoni alla moda tartara): il culo umano. Per l’esattezza si tratterà del modo di tenerlo lindo e gioioso anche quando si abbandona l’ombra maestosa delle Alpi e si approda in posti in cui l’instituto preclaro del bidè** è bellamente misconosciuto. E’ vero che voialtri, con quelle facce che vi ritrovate, verreste certamente bloccati alla frontiera da’ gendarmi e messi al remo quali spahi catturati dagli aiducchi al servizio del Serenissimo Governo Veneto; ma insomma, poniamo il caso che vi riesca di espatriare e veniamo al nocciolo della questione.
Si presume che voi tutti, un paio d’ore dopo aver desinato, vi rechiate alla ritirata e facciate la cacca. Nel Belpaese, si tratta zweifelsohne d’una benedizione divina: ci si reca al gabinetto con un libro di A. Baricco, si tira fuori dal mobiletto della toeletta un bel volume di Teodoro Dostoevskij, si evacua in serenità, nel mentre si rafforza la propria preparazione culturale colla lettura del maestro sarmatico; poi si utilizzano un paio di pagine del suddetto Bricco per pulirsi sommariamente, prima di consacrare il deretano al ss.mo bidè, il quale ci netterà definitivamente dalle scorie del pranzo e ci regalerà la giuocosa sensazione di freschezza che tutti gli italiani –e le italiane- conoscono. Questa sensazione è oscura e ignota a’ stranieri. Ignorando il bene, essi non vedono però il male: e si aggirano per le loro città rozzamente edificate con l’ottusa serenità degli animali delle selve e delle steppe, o dei cinesi. Ma un italico cuore, può esso tollerare la sporcizia di culo senza languire e deperire? No, no, no. Mille volte no! Anche perché presso i barbari è d’uso placare la sete con boccali colmi di spumosa cervogia: e noi tutti sappiamo a quali vette di dolore e picchi di abiezione –quali grattarsi furiosamente durante un ricevimento all’ambasciata siamese, poco prima di dare la mano al giallo diplomatico ed alla sua graziosa consorte dai neri capelli serici- può recare la perniciosa combinazione birra-culo sudicio. Pertanto, si dovrà in qualche maniera emulare l’eburneo bidè che si dové giuocoforza lasciare nella Penisola. Ma come, diranno i miei ingenui & intimoriti lettori? Se mi fate parlare, teste di cazzo: prima di tutto si cacherà. Poi, e solo poi***, si prenderà la carta igienica e si comincerà con metodo ed energia a far pulito il proprio deretano. La quantità di carta da utilizzare a tal bisogna è, stando ai contributi forniti sul tema dai migliori e più eruditi ingegni****, tre volte superiore a quella che in egual circostanza viene consumata in Italia. Ma non basta certo questa minima contromisura: a questo punto si dovranno piegare l’uno sull’altro cinque fogli di papiro intimo. Bagnati con delicatezza, sì da non stracciarli, ché la carta nel folto della foresta pluviale di peli di culo rappresenta essa pure un bel problema, essi serviranno a sciogliere e portar via gli assembramenti di escrementi che si affollano dinanzi all’uscita come gli sfaccendati nelle nostre vie, quando fingono di esser stati licenziati e di aver magari famiglie numerose da mantenere. L’operazione va ripetuta due volte. Finalmente sarete passabilmente freschi e senza tema di ritorni di fiamma, è proprio il caso di avvalersi di quest’espressione, durante la giornata. Tutto finito? No, neanche per il cazzo. A questo punto ci si solleva sul lavandino e si apre l’acqua. Non foss’altro per dimostrare a tutti i popoli a quale splendore di pensiero e d’azione è giunta la civiltà di Roma: come le cascate delle Marmore dalle altezze sublimi del Ternano si gettano attraverso il Nera ad abbeverare la Città Eterna e ad alimentarne la grandezza, così da quell’acqua scrosciante, fluente nelle gole più recondite del vostro corpo, giungerà a voi la conferma di quanto sia santa e superiore la nostra bella Italia, con le sue Madonne ricoperte d’oro, i suoi Santi cialtroni dalle stimmate allo iodio, le sue mafie organizzate. Quanta nostalgia.

*Più correttamente detto Khoisan. Non fate i soliti pezzenti ignoranti e rottinculo e imparate la terminologia precisa.
**Talora s’incontra la grafia bidet, presso gli anfibiofagi e loro estimatori; ma non occorre neanche dire che solo nel momento in cui cominceranno ad utilizzarlo, i nostri vicini d’Oltralpe avranno il diritto di storpiarne il nome. Fino ad allora, avranno culo e coscienza egualmente sporchi (n.d.AD).
***Ponete attenzione a non avvicinare la carta mentre ancora cadono dalle grotte rettali residui imbruniti del pasto: stiamo imparando come ci si pulisce, non come si preparano i supplì (n.d.AD).
****Si segnala il fondamentale libello di W. T. HINAUSLEHNEN, Keine Angst: kacke mal!, Schweinfurt 1954, nonché l’opera di Monsignor O. RELLO-LINDO, Antiquità intime de’ dalmati, 6 voll., Sebenico 1899 (n.d.AD).

categorie: ,

visite dal 24 ottobre 2006