26 novembre 2009

Tornassi indietro

Tornassi indietro, sarei diverso da ciò che fui. Saprei dove ho sbagliato, precorrerei i miei errori e li correggerei, troverei un tuo sorriso dove nella realtà c'è stato un pianto o un muto rimprovero. Che è ben peggiore: nulla trafigge di più di un'accusa che non ha bisogno d'arringa. Tornassi indietro, tutto questo non succederebbe.
D'altra parte, così sono capaci tutti.

Tornassi indietro, mi accosterei al tuo capezzale e ti sussurrerei: "Ascalaste tè alla pesca?"; e al tuo flebile "Eh?", risuonerebbe nella stanza bianca e sterile un tonante STOCAZZO. Perché non c'è nulla di meglio dell'ironia, coi malati terminali.

Tornassi indietro, non rifarei ciò che ho fatto allora, non ridirei ciò che ho detto; ridirei bensì ciò che non ho detto, rifarei ciò che non ho fatto.
No, aspetta, questo non è possibile. Cazzo, un periodo della madonna rovinato da un banale errore di logica.

Tornassi indietro, guarderei bene dove metto i piedi, perché camminare a ritroso è sempre un rischio, e neanche si vedono le merde d'alano.

Tornassi indietro, sbatterei su tre rumeni. Due palle le file alla LIDL.

Tornassi indietro, farei errori diversi e ugualmente gravi, o forse peggiori, perché tanto la materia prima è quella che è; e poi piangerei e piangerei, e biasimerei i miei sbagli e reclamerei a gran voce un'altra possibilità, poi, ottenutala, la sprecherei. Che vuoi farci? Gli uomini si divertono così.

Tornassi indietro, cambierei. Ma non si torna indietro, amore mio, e resto la merda di sempre. Baciami.

Questo post è stato offerto dal PIPI (Presidio Italiano per il Periodo Ipotetico). Vogliategli bene, al periodo ipotetico, ché se non fosse per lui non ci sarebbe condizionale, e ci toccherebbe scontare la pena.

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