03 ottobre 2007

L'attesa

Non so perché sia andato via. Gli ho fatto mancare qualcosa? Ha forse avvertito venirgli meno il mio amore? No, devo scacciare come tali queste insensate paranoie: io e lui esistiamo ancora, esisteremo sempre, giacché non siamo un momentaneo frutto della passione o del capriccio, ma la conseguenza seria e consapevole di anni di conoscenza reciproca e di affettuosa convivenza. Tutto si basa sulla stima e sul rispetto, tutto quello che è noi ed in noi, e da queste solide fondamenta nascono anche i nostri slanci. Il nostro è l’amore vero, adulto, non un amore fatto come un gioco di bambini, che comincia con grida e corse d’impazienza e d’improvviso s’affloscia e muore di noia, vinto dalla sua stessa natura effimera. Non nego di aver paura; purtroppo è insito nell’importanza stessa della nostra relazione, che forse dovrei chiamare vita comune, il terrore di perdere tutto ciò a cui gli anni ci hanno assuefatto col loro scorrere sereni. Io lo amo; ad una tale mancanza non saprei rassegnarmi. E’ banale, eppure non trovo migliore formulazione per il mio pensiero. Se lo perdessi, se egli se ne andasse (egli è già andato, in verità, e io sono qui che attendo; ma credo che tornerà. Sì, tornerà)… Non so davvero come potrei vivere un mondo privo dei suoi abbracci. Se è vero, come dicono, che il male è solo assenza di bene, allora non avrei rimedi alla sua perdita; non c’è toppa per un tale buco. Mi conosco e so quanto spazio egli occupa in me. Io lo amo, in definitiva, e l’amore non si sostituisce. Ma ora basta con le paure e le malinconie! Egli viene, lo sento. Non è forse il suo passo, questo che risuona per le scale? Sì, lo riconoscerei tra mille… Egli torna! Presto sarà di nuovo qui, e tutto sarà come prima!
L’uomo fece scattare la serratura ed entrò in casa. Prima ancora che potesse slacciare il giubbotto, il grosso cane bianco e nero gli era volato al petto, eccitato e commosso dall’amante ritrovato.

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