12 maggio 2010

Istruzioni per farsi voler bene dai marchigiani

Lamentarsi con loro di qualcosa, quando ne vedete uno, va più che bene: il lamento e le disgrazie in generale sono un ottimo argomento di conversazione. Molto spesso abbiamo un prozio caduto in un fosso, o un qualche conoscente che si è fermato su una scala a pioli perché d'improvviso non si ricordava più come si facesse a salire, finché il legno non è marcito sotto il suo peso e il povero smemorato non si è rotto una gamba; la gente sta al mondo a tribolare, di base (e noi questo lo sappiamo bene), per cui non vi sarà arduo trovare empatia in noi. Se sorridiamo, non fateci caso e non immaginate chissà che: è solo che il mondo è divertente, anche nelle disgrazie, e in fondo ci si sta bene. Ci sarà venuta in mente la faccia del povero conoscente caduto dalla scala, o il motto arguto dei suoi primi soccorritori. Le disgrazie sono insomma un ottimo argomento di conversazione, purché non si esageri: non è che capitino solo a voi, e in fondo dopo un po' le vostre piaghe, per quanto purulente, perdono d'interesse.
Un'altra ottima idea è vantarvi dei vostri successi, della vostra gloria, della bellezza di quello che è vostro o vi è familiare per nascita o per qualche altro caso: noi siamo solo dei poveri marchigiani, ci rende felice sapere che al mondo, al di là delle nostre medie e placide rotondità, esistono cose grandi e meravigliose. Ascolteremo dunque con attenzione e anche con moderata partecipazione. Se sorridiamo, non fateci caso e non immaginate chissà che: è solo che il mondo è enorme ma limitato, e il vostro tanto non è poi così grande rispetto al nostro piccolo, cui in fondo siamo affezionati. Qualsiasi tanto sfigura poi di fronte allo spazio che non ha termine, al tempo di cui non vedremo la fine, alla perdita d'interesse nelle cose che è umana, e marchigiana. Ci interessa tutto quello che vi rende orgogliosi, e siamo felici per voi: ma dopo un po' ci piacciono parole distanti e dubitative, e un bicchiere di vino rosso.
Se c'è da festeggiare e far rumore, ci siamo sempre. Dobbiamo solo finire questo lavoretto, o guardare ancora un po' di là dal poggio una macchia che forse si muove, o forse non è niente. Dateci tempo e abbiate pazienza con noi, coi nostri silenzi, con il nostro sorriso e la nostra lentezza: noi vediamo l'alba, non abbiamo idea del tramonto e di come finiscano le cose. Dobbiamo inventarci tutto nelle nostre piccole menti, o affidarci ai racconti di chi viene da fuori e ha visto più di noi. Ma in fondo non ci crediamo del tutto, e restiamo attaccati ai nostri pensieri. Se volete che vi sorridiamo ancora, restate in silenzio con noi e immaginate per il sole un percorso diverso: tanto a voi non costa nulla, e a noi ci rende più felici.

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