22 agosto 2007

Istruzioni per fare l'amore

I. I presupposti.
Si può dare benissimo il caso di due giovani, maschio e femmina, belli e sani e attraenti, che si sdraino l’uno accanto all’altro su di un morbido giaciglio senza che assolutamente nulla accada; o comunque poco. E a volte poco è anche peggio di nulla. Questo perché? Perché forse i due non sono solo diversi, com’è utile e necessario che sia; sono anche lontani, sono estranei, sono altri. Questo invece non va bene. Il lui, o la lei, che invitate al vostro letto –sia il caso d’una sera, sia la scelta d’una vita- resta un lui, o una lei, ma dev’essere anche un po’ voi. Guardatelo: ci siete anche voi, in lui? E’ bene che sia così. Egli, infatti, sarà separato da voi quel tanto che serve a toccarlo e baciarlo: ma sarà anche voi, il tanto che basta a farvi toccare baciare scoprire e tutto.

II. Le carezze.
E’ una mano. Lo strumento che usate per sentire e conoscere la persona che avete scelto, non vi sono dubbi a proposito se lo si osserva con attenzione, è una mano. Ma è anche un aereo, che vola sulle pianure rosa e le montagne bianche del corpo allungato al vostro fianco; è un aratro, che solca e risolca e prepara il terreno al vostro seme; è un batiscafo, che sonda le profondità; è una nave, che non ha fretta di giungere al suo porto. Usate tutte queste possibilità con la necessaria prudenza, ma senza tralasciare l’audacia. La vostra mano è uno strumento potente, non sprecatela per le routine. Sorridendo, osate.

III. I baci.
La vostra bocca è umida e calda e piacevole il suo contatto, tenetelo ben presente. State solo attenti a non fare una fiumare della vostra umidità, avessero voluto la bava, sarebbero andati a letto con un cane o una lumaca, non con un essere umano; per il resto, baciate. Delicatamente ricercando quei fiori che stanno nascosti nei pertugi o addormentati sulla sommità delle colline, pronti ad erigersi al posarsi leggero della vostra rugiada, baciate. Baciate. Scambiando la vostra brina imperlata su labbra fameliche con quella che sorge dalla bocca altrettanto affamata del vostro amante, baciate. Baciate. Non c’è altro da dire, se sapete intendere e appassionarvi alla faccenda.

IV. Comunione e penetrazione.
IV/a. Per lei.
Quale buffo coso vi si para dinanzi in questo momento, barocco e tronfio come un nobile spagnolo! E’ rosa, si gonfia d’orgoglio e si erge come fosse chissà chi. Eppure è un coso buffo, bruttino, di natali oscuri, e chissà dov’ha sguazzato finora, in quali compagnie ha passato le sue notti trascorse eretto, a pavoneggiarsi. Ma non guardatelo come un estraneo, non lo è più. E non disprezzatelo come un bullo di paese: sebbene ora faccia il duro, di solito è di una tale tenerezza! Perché farlo entrare in voi, mi dite, un tomo simile, un siffatto esemplare di tetragona rozzezza? Ma avvicinatevi, dunque, osservatelo più da presso: accarezzatelo, baciatelo, vezzeggiatelo, scoprirete da voi la risposta. Soprattutto, non prestate fede alle enciclopedie mediche e alle chiacchiere dei cinici: non è un ignobile e rapace cazzo, non è parimenti un freddo corpo cavernoso, quello che pulsa sotto la lieve pressione delle vostre dita: è un treno merci, possibile che non lo vediate?, e domanda accesso nella vostra galleria. Cosa trasporta? Amore, esso è una cisterna carica d’amore. E più è dritto, più è amore. A voi tamponare eventuali fughe del carico, a voi apprendere con gioia della conformità della merce, a voi godere del suo arrivo a destinazione.

IV/b. Per lui.
E’ tutto buio e misterioso, eppure non è certo il caso di avere paura e di tirarsi indietro. C’è qualcosa di bello, lì in fondo, lì dove vi trascina la vostra stella polare, la vostra bacchetta da rabdomante, il vostro senso più fidato, benché sovente esso non sia prominente e sviluppato come avreste voluto. Ad ogni modo: fidatevi. Non ci sono insidie ad attendervi nel folto e nello scuro del boschetto che vi attira e vi avvince. Saggiatene la vegetazione, baciatene la terra, fate sì che venga la brina a rinfrescare quell’incanto. E poi siate forti, coraggiosi e tranquilli: esplorate. E’ una foresta fatata quella in cui vi inserirete, un dipinto di Rousseau, un libro di Salgari. Fate con calma, non tralasciate nessun anfratto, siate delicati ma decisi: è il vostro dovere e lo porterete a termine. Sentite questo calore equatoriale, questa stretta viscida e serpeggiante? E’ il vostro Brasile domestico, la vostra prova di coraggio, il vostro Carnevale e la vostra Epifania. E’ il posto più bello del mondo, vale la pena di restarci a lungo.

V. Contro gli inconvenienti.
V/a. Per lei.
Magari vi sembrava che fosse ora, invece dovevate aspettare un po’. Magari stavate aspettando da troppo, e lì sotto la cattiva abitudine si è fatta regola. Magari il coso è sì amichevole, ma un po’ troppo grosso, oppure preme con impazienza quando voi vorreste ballare un lento. Ebbene: fate un passo indietro, tenetelo sulla porta, calmate i suoi bollenti spiriti e stimolate i vostri, che sgorghino dalle profondità persefoniane del sesso femminile. Poi gli farete vedere chi è che comanda, poi metterete le cose in chiaro e lo sfiderete a premere ancora, se ne ha il coraggio.

V/b. Per lui.
Non mi dite che la pressione sta già salendo! E’ proprio come l’Acquedotto Pugliese, giù in basso: il progetto era buono, in origine, però le tubature vanno tutte rifatte. Ebbene, calma. Non siete qui. Non c’è nessuna donna davanti e intorno a voi. C’è solo una valle, ampia, fiancheggiata da colline che digradano svogliate verso i prati verdi e il fiume che li traversa; il fiume è celeste, luccica, al di sopra della superficie balzano pesci argentei, sollevando una corona di spuma; là in fondo, cani e procioni lavorano insieme in armonia alla costruzione di un ponte in legno. Il capo-cane ha una cartellina da ingegnere, mostra il progetto ai carpentieri; tutti hanno il casco di sicurezza, giallo, e la linguetta deliziosamente al di fuori dei denti.
Se non basta questo a farvi superare l’eiaculazione precoce, andate da un andrologo. Ce n’è quanti vi pare.

VI. Conclusioni.
Se lui è crollato, se lei ha inarcato la schiena, se il bastione di lui è caduto, pur mai sconfitto, ma disfatto e soddisfatto, se l’abbraccio di lei si è fatto più forte e più tenero, se la battaglia è conclusa a questa guisa ed entrambi siete inermi sul campo ed entrambi avete vinto, ebbene: i miei complimenti. E’ la cosa più semplice ed antica del mondo, il motivo per cui siamo qui e per cui vogliamo continuare ad esserci, eppure ogni volta è una volta nuova. E girate i volti e guardatevi ora, adesso che siete stanchi e sudati, perché siete belli come non sarete mai più. Oppure di nuovo tra poco, il tempo di riprendere le forze, ma sarà ancora un altro inizio ed una storia diversa.

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