10 aprile 2008

C'era una volta, tanto tempo fa

C'era una volta... "Un re!", diranno i miei piccoli lettori. No, testoni: c'era una volta la marina jugoslava (Jugoslavenska mornarica). Tanto, tanto tempo fa, quando c'era ancora un buffo stato socialista con due alfabeti, tre religioni, quattro lingue e tutto il resto a crescere, c'erano anche delle navi lunghe e grigie ancorate in posti improbabili e fiabeschi come le Bocche di Cattaro. I marinai slavi dondolavano le loro lunghe gambe al di fuori degli scafi, mentre i cuochi di bordo affettavano siluri di cipolle e aggiungevano la carne macinata, e tutti erano passabilmente felici.
Un brutto giorno, però, la Jugoslavia si punse con un fuso e i rovi invasero i borghi e le città, cosicché la marina jugoslava non ebbe più porti in cui approdare. Essa dovette allontanarsi dai luoghi che le erano familiari e cominciò a girare il mondo, arrangiandosi per pagarsi le cipolle e la carne macinata. A Parigi, lavorò in un asilo e fece animazione per i più piccoli: i bambini toccavano la lamiera fredda e solitaria con un misto di paura ed attrazione, ritraevano le loro bianche manine francesi di burro e crema di latte, poi tornavano di nuovo ad accarezzare quel gelo che li affascinava; il marinaio Dušan Musić ricreava con abili mosse delle sue mani magre, tendendo e piegando dei palloncini, gli animali consueti che circondavano la sua casa di bambino a Nikšić o quelli sorprendenti che aveva visto un giorno allo zoo di Belgrado. A Dublino, la marina jugoslava suonò l'organetto per le strade, avendo letto in una novella di Joyce che si poteva, ma non riscosse il successo che sperava. A Catania, giocò nella locale squadra di pallanuoto e le fece vincere il campionato, poi se ne dovette andare per problemi di tesseramento. A Salvador de Bahia, cercò l'anima slava perduta nei fianchi generosi di una lavandaia negra.
Dopo di allora, cessano le notizie certe e imperano le dicerie e i pettegolezzi: ho sentito che è finita ad Amburgo, dove gestisce un chiosco di cibi balcanici su di un molo secondario, ma chi può dire quanto ci sia di vero in questa storia? Io credo che continui ancora a girare il mondo, in attesa che i rovi si ritirino e che si possa tornare a casa; se la incontrate, ditele che quel giorno verrà e ci ritroveremo tutti con le gambe a mollo nelle acque gelide di Cattaro.

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