27 novembre 2007

Bisogno di riposo

L'uomo guardava dal finestrino dal treno e vedeva un paesaggio acquarellato, composto da lunghe file di alberi dritti e magri, ritti e dignitosi nella foschia come condannati a morte davanti al plotone d'esecuzione, quando d'un tratto si sentì molto stanco. Sapeva bene a cosa attribuire quella spossatezza che gli penetrava nelle fibre più intime: pensava troppo, perché ultimamente aveva troppo a cui pensare. L'uomo decise allora che avrebbe dato requie alla sua mente e alle sue forze, sforzandosi di dare un taglio netto a tutto quel cogitare.
Ci rifletté un attimo su: perché pare facile, smettere di pensare, ma non lo è affatto.

Come si fa, voi lo sapete? Non si sa. Si pensa ad altro, al limite, ma si capisce già così che è una soluzione che fa acqua da tutte le parti; altri direbbero che si dovrebbe andare a spaccare la legna, allora sì che non si penserebbe più, ma prima di tutto non c'è modo di farlo su un treno, poi quelli che danno tali consigli sono gente che di solito non ha neanche un camino; perché altrimenti lo saprebbero, che certi lavoratori sono proprio quelli che usano il cervello per creare davvero nuovi pensieri, e non solo per farli posare grassi e pigri su luoghi comuni triti e familiari. In conclusione, duole ammettere che non c'è un modo sicuro per smettere di pensare. Più facile e più sensato lavorare sulla qualità del pensiero, ma tale annotazione non attiene a questo raccontino.

L'uomo sospirò e guardò di nuovo la nebbia. Istintivamente, portò le mani al finestrino per controllare che fosse ben chiuso e che non filtrasse del vapore nello scompartimento, ad annacquargli i pensieri passando per le orecchie, rendendoli così fluidi, malinconici e incontrollabili. Ma per stavolta era salvo: il finestrino era serrato.

Guardate che questo è un problema reale.

Poi ebbe un'illuminazione: gli serviva di morire. Morire solo un poco, il tanto che bastava a riposare senza correre il rischio di sognare: poi rialzarsi, uscire dalla bara coi calzetti spaiati e i vestiti fuori moda che si mettono ai cadaveri, sgranchirsi un po' e tornare alle faccende di tutti i giorni, fresco come una pansé lasciata per qualche anno in un libro di poesie. A lui parve un'ottima pensata e si congratulò mentalmente.

Ecco, questa è un'idea. Sia pure di difficile realizzazione, per tutta una serie di motivi che non staremo qui a spiegare.


In quel momento l'uomo che non voleva più pensare realizzò che gli era accaduto di nuovo. Malgrado il suo sforzo di mostrarsi severo con se stesso, un sorriso stanco gli esplose sul viso; e lì rimase.

Capita. Capita anche questo, in certi giorni cominciati cercando un varco nella nebbia.

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