17 luglio 2008

Tapùmp

Accurati studi effettuati dal prof. Ronza dell'Università di Termoli e dalla sua qualificata equipe hanno portato alla conclusione che un gatto persiano lasciato cadere da una determinata altezza fa tapùmp. Le conclusioni della ricerca sono state pubblicate sulle maggiori riviste scientifiche italiane e internazionali, e si crede che porteranno ad una vera rivoluzione copernicana nel campo della rumorologia dei felini. Inoltre, il clamore suscitato dalla scoperta e il prestigio conseguentemente riscosso dall'Ateneo hanno fatto convergere su Termoli gli sguardi compiaciuti e la simpatia del mondo intero, fino a quel momento distratto a fissare lo spazio bianco tra il muro e il frigorifero.
Il rovescio della medaglia è che i complessi esperimenti, prolungatisi nel tempo, hanno richiesto spese elevate, necessarie a procurare i felini, approntare superfici d'atterraggio adatte, sollevare da terra i gatti e poi lasciarli cadere; senza contare i costi per l'alloggio dei persiani e per il loro sostentamento. L'acquisto di penne Staedtler nere e di taccuini su cui trascrivere i suoni uditi dai ricercatori hanno dato il colpo di grazia alle già esauste finanze dell'Università e della comunità termolese tutta.
In una drammatica seduta del Senato Universitario, a cui partecipavano anche gli amministratori locali e gli altri enti in grado di alleviare il grave dissesto, il prof. Ronza ha preso la parola per esporre il suo piano di rientro dal debito accumulato: a detta del professore, l'unico modo per acquisire le risorse necessarie da un lato ad azzerare il deficit, dall'altro a garantire all'Istituto di Rumorologia Felina dell'Università le attrezzature e gli investimenti necessari a mantenerne l'eccellenza, è la riduzione in schiavitù e la vendita degli abitanti dei quartieri più occidentali e interni della cittadina.
La proposta si è scontrata con un tacito boicottaggio da parte delle istituzioni, vero e proprio muro di gomma che ha a cuore solo il mantenimento dei propri privilegi di casta e non certo la difesa degli interessi della scienza molisana; terminato l'intervento e in seguito alla freddezza riscontrata, il prof. Ronza ha lasciato l'Aula Magna (forse un po' troppo ostentatamente), portando sotto braccio un grosso gatto grigio, vanto dell'Ateneo adriatico. La sera stessa il chiarissimo esponente della comunità scientifica nazionale ha scritto una dolorosa ma necessaria lettera di dimissioni, motivandole con l'impossibilità di studiare e fare ricerca nel marciume e nella piattezza del sistema italiano. Così, nell'indifferenza dei più, si va perpetrando ancora l'infame ciclo della fuga dei cervelli, che toglie tante energie e tante speranze al nostro già sfortunato paese.

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