18 aprile 2007

Lettere moderne

Si sa che la lontananza produce nostalgia. Io, che come tutti ho dei sentimenti, soffro talvolta per la distanza dagli affetti e dalle amicizie, dal bidè, dalla famiglia e dai miei luoghi. Ma più d’ogni altra cosa mi manca la stampa locale o regionale. Per questo, utilizzando in un ingegnoso piano un fez, degli specchi ustori e un dispaccio della Sublime Porta del 1745, sono riuscito ad intercettare le lettere indirizzate alla redazione de il Resto del Carlino, sì da pubblicarle su questo blog. La commozione mi impedisce di aggiungere altro. Si stampi e non si sprechi ulteriore fiato.

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Si legge e si vede ovunque che i giovani sono a disagio. Si iniettano la canapa in discoteca al ritmo dannato del loro foxtrot, poi corrono come dei pazzi ritornando a casa dalle loro madri degeneri e, ahimé, si schiantano sulla nostra bella vegetazione rinfoltita a suo tempo dal Duce (che avrà avuto delle colpe, non dirò di no, ma era fior di vivaista). Non hanno presente che di Fangio ce n’è uno solo, tutti gli altri devono seguire la regola aurea della prudenza! Eppure, cari giovani, può essere che debba esser questo il vostro divertimento? Io rammento che ai miei tempi, saranno ormai alcuni lustri, d’accordo, ci voleva ben poco a divertirci: una partita a carte coi nostri vecchi, un ballo sull’aia con le procaci contadinelle, l’omicidio di un avversario politico, una guerra. Mi ricordo che eravamo io, Italo Balbo, Italo Cucci e Re Zogu d’Albania e correvamo nel deserto con i nostri carri coperti. Oppure no, quello era il film con gli indiani che ho visto l’altra sera, poi devo essermi addormentato. Ad ogni modo, cari giovani, pensate a farvi una famiglia, non alla droga e alle cose futili: può essere che non piacciano più a nessuno, con rispetto parlando, le vestaglie delle donne?
Empireo Bonazzi, Codigoro (FE).

Sento tanta gente preoccupata per l’immigrazione eccessiva nel nostro Paese. Io che non ho studiato tanto non posso esprimere pareri profondi: ma voglio raccontare un bell’episodio che mi è capitato al mercato, l’altra mattina. Ero andata ad acquistare un nuovo pestello per il mortaio, avendo rotto quello precedente sulla testa di mio marito Rodomonte. Purtroppo però c’erano tredici bancarelle di sottovesti cinesi e nessuna di casalinghi. Me ne stavo tornando a casa con le pive nel sacco, quando ho notato un abissino che aveva disposti degli oggetti in legno su d’un pled liso. Mi sono avvicinata al coloniale e gli ho chiesto in bell’italiano se avesse tra le sue cianfrusaglie un legno da battuto. Lì per lì non ha capito nulla e si è solo grattato la testa con le sue grosse dita, scure come se avesse appena finito di rubare la cioccolata dal vaso, come fanno i bambini. Gli ho detto che mi serviva a ridurre qualcosa in polvere e ho fatto il gesto del pestello che schiaccia; a quel punto mi è parso quasi che un lampo d’intelligenza balenasse nei suoi vacui occhi bianchi. Adesso sbatto il pepe con un elefante e devo dire che mi trovo molto bene. Basta allora con la diffidenza: anche i negri sono persone umane!
Fricassea Giacomazzi, Sassuolo (MO).

Mi duole notare che anche il vostro giornale si accoda al complotto anti-romagnolo che spinge a nascondere e a minimizzare le glorie della nostra bella terra. Scusate il tono risentito, ma come avete potuto tralasciare di descrivere la bella ed emozionante scena che si è svolta qualche settimana fa a Kinshasa? Alla presenza delle maggiori autorità civili e militari, dell’arcivescovo della capitale, di alcuni stregoni animisti, nonché di una delegazione della città di Lugo e di numerosissimi negri, è stato infatti inaugurato il monumento a M’bumbu Piraccini, discendente del primo piadinaio dell’Africa Nera ed eroe della lotta per l’indipendenza di quella terra, colto nell’atto di lanciare dello squacquerone ai soldati belgi che lo stavano fucilando. Eppure ne hanno parlato i giornali e le riviste di tutto il mondo (cito solo “Kinshasa Soir”, “La Voix des negres”, “La Semaine congolaise” e “Il Corriere Adriatico” ediz. Fermo). Ma verrà il giorno in cui noi romagnoli imiteremo il valore di Piraccini e dei suoi negri a cavallo e ci libereremo dal giogo dell’Emilia…
Elven Sigarini, Ravenna.

Noto con stupore che perfino quelli che erano, in un tempo non lontano, i bastioni de’ benpensanti e della buona borghesia produttiva si lasciano trasportare dai furori progressisti e dal sovversivismo tanto di moda oggi. Ma son forse troppo vago? Vengo repente al punto. Roba da sobbalzare sull’ottomana: non solo le gazzette e gli altri mezzi di comunicazione moderni –frutto dell’ingegno del nostro Marconi- hanno scordato anche quest’anno di celebrare il genetliaco del buon Bava Beccaris, valido difensore dell’idea d’Italia e nume tutelare delle classi migliori della società, ma mi pare, accostando di buon mattino l’orecchio alle mura della scuola elementare contigua alla mia dimora, che non si suoni più la Marcia Reale e non la s’insegni più ai nostri giovani; come succedeva invece a' miei tempi, quando la pena per i recalcitranti –e anche il premio per i troppo solleciti nel canto, ché non si voleva crescere una generazione di invertiti- era una bella passeggiata con le rotule sui legumi più aspri e maledetti. Giro questa richiesta di chiarificazioni al Ministero della Guerra e faccio i complimenti al vostro giornale, benché sia sovente troppo a destra per le mie posizioni moderate.
Taddeo Actis Dato, Cavaliere dell'Ordine Imperiale di Francesco Giuseppe, possessore della Croce di Marianna, Grande Ufficiale dell'Ordine serbo di Takova, Commendatore dell'Ordine pontificio di San Gregorio Magno, Commendatore e Cavaliere dell'Ordine montenegrino di Danilo, Cavaliere di Prima Classe dell'Ordine di Sassonia-Meiningen del Falcone Bianco, o della Vigilanza, Cavaliere dell'Ordine greco del Salvatore, Cavaliere dell'Ordine pontificio di San Silvestro, Cavaliere dell'Ordine gerosolimitano del Santo Sepolcro, decorato dell'Ordine ottomano del Megidiè di III classe, Imola (BO).

La sinistra finalmente ha riconosciuto la sua complicità nelle stragi inferite ai nostri connazionali d’Istria, Quarnero e Dalmazia dalla barbarie slava. E’ un inizio apprezzabile, sia pure; ma con la furberia e l’ipocrisia che sono proprie dei nipotini di Stalin (il tiranno pederasta antisemita pazzo carnivoro e interista), gli esponenti di quella parte politica si trincerano dietro un immorale silenzio per ciò che riguarda tante altre pagine buie della nostra storia. Quando chiederanno scusa, i bravi progressisti, per gli orrori bulgari del 1876? E per il terremoto di Ragusa del 1667? E per il saccheggio di Perasto del 1624? Se ne fregano, ve lo dico io; anzi, si fanno beffe delle vittime, se è vero, com’è vero, che sono arrivati a nominare un ministro turco. Il quale, non c’era altro da aspettarsi, ha subito reso obbligatoria l’ora di narghilé nelle scuole al posto di quella di religione. Ché poi, un ministro turco nel nostro Paese? Ma dov’è finita la sovranità nazionale? Qui ci ride dietro non solo l’Europa intera, ma perfino la Beciuania; e non solo la parte della sua popolazione di origine albionica, ma anche –con rispetto parlando- i negri!
Sigismondo Contuzzi, Casteldurante (Ducato d’Urbino).

Non essendo mai stato cremonese, vivo a Bologna da sempre. Mi ricordo da bambino, io, Balanzone, Bulgarelli e Danilovic andavamo al tempio a bere dal cranio spolpato di Aulo Postumio Albino! Questo per dire quanto sono bolognese. Bene, io un sindaco che si sia accinto a ripulire e rimodernare la città, ripristinandone la vivibilità e ricostruendo un idem sentire della cittadinanza con tale nerbo, energia eppur senso del bello non lo ricordo affatto. E ha anche trattato male i marocchini, i rumeni e gli studenti (terroni). Eppure un giornale storico come il vostro, espressione della bolognesità più vera, ancora storce la bocca. Ma che deve fare un povero sindaco di sinistra per farsi acclamare dalla destra? Siete degli ingrati, ecco cosa siete.
S.C., Bologna.

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