La grande battaglia del parco Giovanni Pascoli
Le forze in campo: da un lato i pensionati del quartiere, dall’altro una coalizione di scoiattoli e piccioni.
Data e luogo della battaglia: il giardino pubblico Giovanni Pascoli, un giorno d’autunno.
Le cause: il controllo del territorio del parco e del commercio di acqua brillante.
Esito dello scontro: vittoria decisiva dei piccoli animali.
Le prime avvisaglie dello scontro si ebbero che il sole era spuntato da poco. Reparti scelti di anziani straordinariamente mattinieri, come per un piano prestabilito, occuparono le panchine sulla riva del laghetto e si misero ad osservarne le rare increspature senza apparente costrutto, volendo probabilmente scongiurare la costruzione e il varo di una marina nemica grazie al presidio di tale posizione avanzata. Il contrattacco non si fece attendere, e fu affidato ad un’azione coordinata di terra e aria: ma se i piccioni costituenti l’aviazione furono respinti a forza di sbracciate e bestemmie, gli scoiattoli riuscirono ad infliggere gravi colpi a quei vecchietti distratti che erano usciti di casa con le pantofole, rosicchiando loro babbuccia e ditone. La guarnigione del laghetto ebbe dunque a lamentare perdite; nondimeno, tenne la posizione, poiché i roditori si ritirarono al sopraggiungere di potenti rinforzi nemici (due ferrovieri in pensione montati su biciclette da donna).
Questa parte della battaglia ebbe termine a metà mattinata, quando la maggior parte dei vecchietti si addormentò sulle panchine così valorosamente difese.
In seguito, alcuni anziani equipaggiati con thermos e gazzetta dello sport provarono ad impadronirsi delle panchine nella pineta, mettendo in pratica una manovra simile a quella della mattina. Le caratteristiche del luogo erano però favorevoli agli animaletti, che dall’alto degli alberi lasciarono cadere sui nemici una pioggia di pigne e deiezioni. Questo causò l’immediato scoramento e la fuga dolorante e uggiolante degli assalitori, poco assistiti dai loro nipoti che avevano promesso di recarsi al parco con delle fionde e che invece erano rimasti a casa dopo il pranzo a guardare Dragonball.
Galvanizzati da questo successo, gli animali si gettarono all’assalto della roccaforte nemica: il campetto da bocce. La strategia fu quella dell’attacco frontale: i piccioni furono i primi a piombare in mezzo al campo, alzando un polverone incredibile e infastidendo in modo notevole i pensionati. Un gruppo di vecchietti particolarmente animosi, ex partigiani o militanti del PCI nei primi anni Cinquanta, provò per la verità a mulinare i bastoni e a difendersi in maniera sommaria; ma la scarsa mobilità di questi permise agli scoiattoli di infiltrarsi tra i loro piedi, rischiando anche di farli cadere e causando tutto un florilegio di invocazioni alla Madonna e a Santa Maria Goretti. Vista la mala parata dei più valorosi tra loro, gli altri se la diedero a gambe con tutta calma. L’uscita dell’ultimo pensionato dal campetto segnò la vittoria della coalizione degli animali.
I resti di quello che fu un esercito moderatamente baldanzoso percorrono dunque a ritroso il cammino della mattinata, trascinando le gambe irrigidite e scatarrando rumorosamente. Rimangono sul terreno berrette a quadri, abbondante piumaggio e un cardigan coi bottoni strappati, a testimonianza della ferocia dello scontro, ai quali gli spazzini del comune diedero in seguito stupita sepoltura.
Le conseguenze della battaglia: i vecchi ora si ritrovano al circolo ARCI. D’altronde è ottobre e la stagione si va facendo rigida, non si può mica star fuori.
categorie: raccontini
Data e luogo della battaglia: il giardino pubblico Giovanni Pascoli, un giorno d’autunno.
Le cause: il controllo del territorio del parco e del commercio di acqua brillante.
Esito dello scontro: vittoria decisiva dei piccoli animali.
Le prime avvisaglie dello scontro si ebbero che il sole era spuntato da poco. Reparti scelti di anziani straordinariamente mattinieri, come per un piano prestabilito, occuparono le panchine sulla riva del laghetto e si misero ad osservarne le rare increspature senza apparente costrutto, volendo probabilmente scongiurare la costruzione e il varo di una marina nemica grazie al presidio di tale posizione avanzata. Il contrattacco non si fece attendere, e fu affidato ad un’azione coordinata di terra e aria: ma se i piccioni costituenti l’aviazione furono respinti a forza di sbracciate e bestemmie, gli scoiattoli riuscirono ad infliggere gravi colpi a quei vecchietti distratti che erano usciti di casa con le pantofole, rosicchiando loro babbuccia e ditone. La guarnigione del laghetto ebbe dunque a lamentare perdite; nondimeno, tenne la posizione, poiché i roditori si ritirarono al sopraggiungere di potenti rinforzi nemici (due ferrovieri in pensione montati su biciclette da donna).
Questa parte della battaglia ebbe termine a metà mattinata, quando la maggior parte dei vecchietti si addormentò sulle panchine così valorosamente difese.
In seguito, alcuni anziani equipaggiati con thermos e gazzetta dello sport provarono ad impadronirsi delle panchine nella pineta, mettendo in pratica una manovra simile a quella della mattina. Le caratteristiche del luogo erano però favorevoli agli animaletti, che dall’alto degli alberi lasciarono cadere sui nemici una pioggia di pigne e deiezioni. Questo causò l’immediato scoramento e la fuga dolorante e uggiolante degli assalitori, poco assistiti dai loro nipoti che avevano promesso di recarsi al parco con delle fionde e che invece erano rimasti a casa dopo il pranzo a guardare Dragonball.
Galvanizzati da questo successo, gli animali si gettarono all’assalto della roccaforte nemica: il campetto da bocce. La strategia fu quella dell’attacco frontale: i piccioni furono i primi a piombare in mezzo al campo, alzando un polverone incredibile e infastidendo in modo notevole i pensionati. Un gruppo di vecchietti particolarmente animosi, ex partigiani o militanti del PCI nei primi anni Cinquanta, provò per la verità a mulinare i bastoni e a difendersi in maniera sommaria; ma la scarsa mobilità di questi permise agli scoiattoli di infiltrarsi tra i loro piedi, rischiando anche di farli cadere e causando tutto un florilegio di invocazioni alla Madonna e a Santa Maria Goretti. Vista la mala parata dei più valorosi tra loro, gli altri se la diedero a gambe con tutta calma. L’uscita dell’ultimo pensionato dal campetto segnò la vittoria della coalizione degli animali.
I resti di quello che fu un esercito moderatamente baldanzoso percorrono dunque a ritroso il cammino della mattinata, trascinando le gambe irrigidite e scatarrando rumorosamente. Rimangono sul terreno berrette a quadri, abbondante piumaggio e un cardigan coi bottoni strappati, a testimonianza della ferocia dello scontro, ai quali gli spazzini del comune diedero in seguito stupita sepoltura.
Le conseguenze della battaglia: i vecchi ora si ritrovano al circolo ARCI. D’altronde è ottobre e la stagione si va facendo rigida, non si può mica star fuori.
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