In pizzeria, anelando alla morte
I più colti tra voi avranno presente il film in cui Andrea Roncato interpreta da par suo, con la sensibilità e la credibilità intensa che gli conosciamo, l'amara parabola di un bomber sulla via del declino, Margheritoni. Ad un certo punto la pellicola, con ambizione ma coscienza dei propri mezzi, affronta anche il tema dell'emigrazione: Margheritoni è in Germania, in una pizzeria dove ha occasione di incontrare i nostri connazionali che cercano nel calcio, nella possibile vittoria della Marchigiana sull'Eintracht Francoforte, quel riscatto sociale che né le lotte per l'integrazione né l'orgoglioso rivendicare la propria identità sono riusciti a riaffermare.
Ecco.
Ieri grossomodo sono stato in quella pizzeria. In realtà no, sia chiaro che ero in un'altra città ed altro posto, ma mi è venuto in mente Margheritoni e l'ho invidiato. Lo invidiavo, mentre guardavo ed ascoltavo gli italiani che affollavano il locale e lo riempivano della loro calda, rumorosa, eccessiva, fastidiosa e francamente insopportabile vitalità. Avete presente quei bei bambini obesi ed urlanti, con la canottiera costellata di schizzi di pomodoro, perché ovviamente si mangiava pizza e pasta (tutte e due, non o l'una o l'altra cosa)? Sì? Bè, quelli c'erano. Avete presente il cantante di arie napoletane e d'opera, con viva preferenza per Verdi nel suo periodo tamarro? C'era. Avete presente le tavolate affollate e canterine, con signore taglie forti, ma anche molto forti e fortissime, che sussurrano pettegolezzi -ad un volume appena udibile da un sordo immerso in un torrente, a 2 km in linea d'aria- e relativi mariti che con garbo tutto latino afferrano gli avambracci dei camerieri interrogandoli timidamente Capo, quando arriva štu tiramisù che è un quarto d'ora che ce l'ho ordinato? C'erano anche quelle. Il tutto a 160 decibel di media, per due ore e passa. La prossima volta metto nel lettore la compilation Manchester d'Italia 2006: da Terni a Soho, le migliori hit dal mondo delle presse industriali per acciai microlegati ad alto snervamento e mi tengo le cuffie finché non crollano per sfinimento. Dicevo: ho invidiato Margheritoni, e lo ripeto. Soprattutto perché il suo era solo un film.
categorie: lebenserfahrungen
Ecco.
Ieri grossomodo sono stato in quella pizzeria. In realtà no, sia chiaro che ero in un'altra città ed altro posto, ma mi è venuto in mente Margheritoni e l'ho invidiato. Lo invidiavo, mentre guardavo ed ascoltavo gli italiani che affollavano il locale e lo riempivano della loro calda, rumorosa, eccessiva, fastidiosa e francamente insopportabile vitalità. Avete presente quei bei bambini obesi ed urlanti, con la canottiera costellata di schizzi di pomodoro, perché ovviamente si mangiava pizza e pasta (tutte e due, non o l'una o l'altra cosa)? Sì? Bè, quelli c'erano. Avete presente il cantante di arie napoletane e d'opera, con viva preferenza per Verdi nel suo periodo tamarro? C'era. Avete presente le tavolate affollate e canterine, con signore taglie forti, ma anche molto forti e fortissime, che sussurrano pettegolezzi -ad un volume appena udibile da un sordo immerso in un torrente, a 2 km in linea d'aria- e relativi mariti che con garbo tutto latino afferrano gli avambracci dei camerieri interrogandoli timidamente Capo, quando arriva štu tiramisù che è un quarto d'ora che ce l'ho ordinato? C'erano anche quelle. Il tutto a 160 decibel di media, per due ore e passa. La prossima volta metto nel lettore la compilation Manchester d'Italia 2006: da Terni a Soho, le migliori hit dal mondo delle presse industriali per acciai microlegati ad alto snervamento e mi tengo le cuffie finché non crollano per sfinimento. Dicevo: ho invidiato Margheritoni, e lo ripeto. Soprattutto perché il suo era solo un film.
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