23 ottobre 2006

I fatti separati dalle opinioni, le opinioni incuranti dei fatti

Talvolta mi chiedono come mai non punti a fare il giornalista. Considerato che c'è riuscito anche Marco Fiocchetti, perché non dovrei provare anch'io ad imboscarmi in qualche redazione, a scrivere menzogne e\o futilità per il resto della mia vita? Voglio dire, non era un mio sogno da ragazzino?
In effetti si tratta di una posizione esclusivamente pregiudiziale, se me lo chiedete. Ho qualcosa di non precisato contro la professione di giornalista in sé, probabilmente. Eppoi ormai ho imparato a leggere e scrivere correttamente e a mettere in relazione i fatti: temo dunque che perle del genere, come quella che sto per raccontarvi, non sarei più in grado di produrle neanche sforzandomi parecchio. Ma veniamo al raccontino di oggi. Il protagonista è un ambizioso uomo politico balcanico di nome Slobodan Milošević, il quale si avvia a diventare uno degli uomini più potenti in Serbia e in Jugoslavia, quando il 28 giugno del 1989 pronuncia a Kosovo Polje-Fushë Kosovë un discorso davanti a centinaia di migliaia di serbi accorsi per l'occasione. Si consideri che i serbi sono circa una decina di milioni; parlare dunque dinanzi ad una tale affluenza, c'è chi parla perfino di un milione di presenti, significa poter influenzare direttamente una gran parte del popolo. Bene, anche giornali di sinistra, non solo fonti più sospette come la NATO, sono d'accordo nel ritenere quel discorso come pericoloso, intriso d'odio, se non volto direttamente a creare le condizioni morali per spaventare i serbi e spingerli alla guerra e alla distruzione della Jugoslavia. Questi sono alcuni contributi, pescati in pochi minuti dalla Rete, che dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che razza di criminali parole abbia pronunciato il suddetto S.M., in quella infausta giornata di inizio estate (infausta già un paio di volte prima di allora): 1, 2, 3, 4 (quest'ultimo scrittore è proprio incazzato, si vede che non riesce a digerire la malafede e la malvagità). Poi, se uno proprio è malfidato, può andare a leggersi il discorso originale, qui. Purtroppo la maggiorparte dei giornalisti italiani non ha avuto un attimo libero, negli ultimi 17 anni, per compiere questo passo. D'altronde, vanno capiti: ci sono state un sacco di edizioni dell'Isola dei Famosi, staccarsi dalla tv era assolutamente impossibile.

Ecco, questa è la ragione per cui non faccio il giornalista: perché dentro casa ho degli specchi, e una mattina potrebbe capitarmi di passarci davanti.

Tardiva presa di coscienza: questo post non è inteso come "è tutto un magna magna" o roba simile. Ai giornalisti che fanno il loro lavoro bene e che sono onesti intellettualmente e che dunque la mattina possono farsi la barba senza andare a tastoni, a costoro io dono tutto il mio rispetto. E so che è sempre poco, per ringraziare chi mi permette di capire e di conoscere le cose. Per quanto riguarda i giornalisti italiani che scrivono di Balcani, credo di dover ringraziare Ennio Remondino e Tommaso di Francesco e pochi altri che ora non mi vengono. Ma è sempre molto meglio di niente.

categorie: ,

visite dal 24 ottobre 2006