Law and poetry
Luogo: l'Alta Corte per i crimini contro la Poesia, Monte Parnaso.
Ora: un giovedì mattina, non troppo presto.
Clima: beh, freschetto.
C'è immoto silenzio in aula. Le colonne doriche assistono attonite al dibattimento.
-La Corte si riunisce per giudicare l'imputato Giuseppe Ungaretti. E' già arrivato?
-Sono qui, signor giudice. O almeno sono qui i miei resti mortali.
-Non stiamo a sottilizzare, qui non si fa della filosofia. Signor Ungaretti, lei sa che la sua posizione è piuttosto delicata?
-Non comprendo, signor giudice.
-Ah, no? Senta un po' se questo le risveglia la memoria e il comprendonio:"Di queste case/ non è rimasto/ che qualche/ brandello di muro// Di tanti/ che mi corrispondevano/ non è rimasto/ neppure tanto// Ma nel cuore/ nessuna croce manca// E' il mio cuore/ il paese più straziato".
-Diamine, ma è San Martino del Carso! L'ho scritta io. E -modestamente- è tra le poesie che hanno rivoluzionato la poetica italiana, nobilitando il verso libero!
-Proprio qui volevo arrivare. Ora ascolti questo, Maestro:"Quello che riesce/ difficoltoso/ Ma semplice/ È individuare in sé/ La piccola/ Sicura/ Armoniosa/ Coerente/ Precisa/ Giusta/ Serena/ Luminosità".
-Cos'è quest'incongrua accozzaglia di suoni?
-Non la riconosce, dottor Ungaretti? E' poesia. E' tratta da un libro pubblicato nel 2005.
-Ma sul serio?
-Secondo lei io sono vestito di ermellino e coronato d'alloro così, per fare dell'ironia? Lei è un osso duro, non è vero geom. Ungaretti? Ma forse riusciremo a farla collaborare con questi versi:"O corvo che voli fra le nuvole/ non certo aggraziato è il tuo volo/ somigli tanto al mio amore malato/ che nella fulgida bellezza non trova conforto// Cupo e strozzato si espande il tuo verso/ pari alla mia voce quando ho dinnanzi lei/ e l'emozione mi avvince il core/ e l'amore la mia anima fortemente stringe/ fino a farla sanguinare, vieni a beccare/ o corvo, le gocce purpuree, i fiotti...// Nei cieli plumbei senza sole/ vicino a te la mia anima funesta vola/ e senza pace e senza dimora/ annega nel nero colore".
-La smetta! Non siamo ad Abu Ghraib!
-La smetto? Ma se ha fatto tutto lei, ragionier Ungaretti.
-Io?
-E chi ha deciso che si poteva anche rinunciare al verso, alla strofa, buttare giù un po' di parole significative e chiamare tutto questo poesia? Noi, esimio fontaniere? I ragazzi della Terza C? Giovanni Hunyadi? Veda di non rendersi ridicolo.
-No, mi faccia capire, secondo lei io sarei giuridicamente responsabile di questi obbrobrî?
-Giuridicamente no, giacché noi non abbiamo poteri sovrani e lei è anche morto (vigliaccamente sottraendosi alla pugna, se posso). Tuttavia, moralmente le sue colpe ci sembrano pesanti e indiscutibili, date le prove che le abbiamo portato.
-Non credo affatto che sia così. Io ho solo aperto una frontiera di libertà, ridiscusso il verso e la metrica dall'interno; ma poi ad essi sono tornato, rivitalizzandoli, nella mia maturità artistica. Lo sa qualsiasi liceale.
-Quindi si dichiara innocente?
-Del tutto innocente.
-Abbiamo ancora qualcosa da leggerle, spett. idraulic. Ungaretti. Si sturi le sue orecchie alessandrine. "Amami/ amami perché sono la vita/ sono il trapezista sono il leone/ sono la stazione da cui partono/ i treni/ sono ieri oggi domani/ sono le mani/ che applaudono/ Sono il lago pieno di pesci/ sono i rovesci della fortuna/ sono la duna/ sono l’albero in mezzo al deserto/ sono il coperto del temporale/ sono la nave/ Io sono il mare/ e tu sei mia".
-...
-...
-Cristo... Ma cos'è questa... questa... questa cosa?
-E' il componimento-manifesto del più bel libro di poesia italiana dai tempi di Ossi di Seppia (secondo l'autore).
-Quindi meglio di Saba, Penna, ecc...?
-Eccèrto.
-E io avrei delle responsabilità in questa... questa cosa?
-Temo di sì.
-Fucilate pure la mia salma.
-La sua integrità le fa onore.
-Alla schiena, mi raccomando.
Un religioso silenzio accompagnò la lettura e più tardi, in un prato nascosto, l'esecuzione della sentenza e la morte del cadavere del poeta.
E forse io solo
so ancora
che visse.
categorie: raccontini
Ora: un giovedì mattina, non troppo presto.
Clima: beh, freschetto.
C'è immoto silenzio in aula. Le colonne doriche assistono attonite al dibattimento.
-La Corte si riunisce per giudicare l'imputato Giuseppe Ungaretti. E' già arrivato?
-Sono qui, signor giudice. O almeno sono qui i miei resti mortali.
-Non stiamo a sottilizzare, qui non si fa della filosofia. Signor Ungaretti, lei sa che la sua posizione è piuttosto delicata?
-Non comprendo, signor giudice.
-Ah, no? Senta un po' se questo le risveglia la memoria e il comprendonio:"Di queste case/ non è rimasto/ che qualche/ brandello di muro// Di tanti/ che mi corrispondevano/ non è rimasto/ neppure tanto// Ma nel cuore/ nessuna croce manca// E' il mio cuore/ il paese più straziato".
-Diamine, ma è San Martino del Carso! L'ho scritta io. E -modestamente- è tra le poesie che hanno rivoluzionato la poetica italiana, nobilitando il verso libero!
-Proprio qui volevo arrivare. Ora ascolti questo, Maestro:"Quello che riesce/ difficoltoso/ Ma semplice/ È individuare in sé/ La piccola/ Sicura/ Armoniosa/ Coerente/ Precisa/ Giusta/ Serena/ Luminosità".
-Cos'è quest'incongrua accozzaglia di suoni?
-Non la riconosce, dottor Ungaretti? E' poesia. E' tratta da un libro pubblicato nel 2005.
-Ma sul serio?
-Secondo lei io sono vestito di ermellino e coronato d'alloro così, per fare dell'ironia? Lei è un osso duro, non è vero geom. Ungaretti? Ma forse riusciremo a farla collaborare con questi versi:"O corvo che voli fra le nuvole/ non certo aggraziato è il tuo volo/ somigli tanto al mio amore malato/ che nella fulgida bellezza non trova conforto// Cupo e strozzato si espande il tuo verso/ pari alla mia voce quando ho dinnanzi lei/ e l'emozione mi avvince il core/ e l'amore la mia anima fortemente stringe/ fino a farla sanguinare, vieni a beccare/ o corvo, le gocce purpuree, i fiotti...// Nei cieli plumbei senza sole/ vicino a te la mia anima funesta vola/ e senza pace e senza dimora/ annega nel nero colore".
-La smetta! Non siamo ad Abu Ghraib!
-La smetto? Ma se ha fatto tutto lei, ragionier Ungaretti.
-Io?
-E chi ha deciso che si poteva anche rinunciare al verso, alla strofa, buttare giù un po' di parole significative e chiamare tutto questo poesia? Noi, esimio fontaniere? I ragazzi della Terza C? Giovanni Hunyadi? Veda di non rendersi ridicolo.
-No, mi faccia capire, secondo lei io sarei giuridicamente responsabile di questi obbrobrî?
-Giuridicamente no, giacché noi non abbiamo poteri sovrani e lei è anche morto (vigliaccamente sottraendosi alla pugna, se posso). Tuttavia, moralmente le sue colpe ci sembrano pesanti e indiscutibili, date le prove che le abbiamo portato.
-Non credo affatto che sia così. Io ho solo aperto una frontiera di libertà, ridiscusso il verso e la metrica dall'interno; ma poi ad essi sono tornato, rivitalizzandoli, nella mia maturità artistica. Lo sa qualsiasi liceale.
-Quindi si dichiara innocente?
-Del tutto innocente.
-Abbiamo ancora qualcosa da leggerle, spett. idraulic. Ungaretti. Si sturi le sue orecchie alessandrine. "Amami/ amami perché sono la vita/ sono il trapezista sono il leone/ sono la stazione da cui partono/ i treni/ sono ieri oggi domani/ sono le mani/ che applaudono/ Sono il lago pieno di pesci/ sono i rovesci della fortuna/ sono la duna/ sono l’albero in mezzo al deserto/ sono il coperto del temporale/ sono la nave/ Io sono il mare/ e tu sei mia".
-...
-...
-Cristo... Ma cos'è questa... questa... questa cosa?
-E' il componimento-manifesto del più bel libro di poesia italiana dai tempi di Ossi di Seppia (secondo l'autore).
-Quindi meglio di Saba, Penna, ecc...?
-Eccèrto.
-E io avrei delle responsabilità in questa... questa cosa?
-Temo di sì.
-Fucilate pure la mia salma.
-La sua integrità le fa onore.
-Alla schiena, mi raccomando.
Un religioso silenzio accompagnò la lettura e più tardi, in un prato nascosto, l'esecuzione della sentenza e la morte del cadavere del poeta.
E forse io solo
so ancora
che visse.
categorie: raccontini
<< Home