Guerrieri della notte
(Vagamente collegato a quest’altro)
Oggi invece erano le 03.45 quando ho aperto gli occhi. Mi sono vestito di tutto punto –colletto inamidato da combattente della guerra delle Fiandre, ghette, alamari, finanziera*- e mi sono recato alla sede più vicina per vedere se potevo iscrivermi all’albo degli animali notturni. L’usciere mi ha fatto segno di aspettare e mi ha dato un libro da colorare sugli Assiri. Mi sono messo lì tutto placido cercando di non sbaffare gli impalamenti di massa; d’un tratto ho notato che in sala d’attesa con me, tra gli altri, c’era anche Andrea Caracciolo su un trespolo**. Avendo fallito come centravanti, puntava a riciclarsi come gufo. Purtroppo, a causa sicuramente del suo baricentro troppo alto, il legno (Car.) è crollato giù dal legno (il tresp.) e si è fatto anche un po’ male alla regione occipitale. Attirato dal rumore sordo della caduta, è piombato nella stanza l’opossum addetto all’accettazione dei candidati e ha cacciato via l’attaccante, sostenendo che primo requisito dell’animale notturno è l’agilità. Caracciolo ha cercato di corromperlo offrendogli una fascia di capitano del Brescia appartenuta a Roberto Baggio; ma questo genere di animali sono caratterizzati da uno spiccato odio per i buddisti, come già aveva notato Linneo nel classificarli, e il tentativo non è andato a buon fine. Conclusa la spiacevole faccenda, che getta ancora una volta cattiva luce sulla moralità del calcio italiano, l’opossum mi ha fatto cenno di seguirlo. Mi sono trovato in una stanza che somigliava un po’ ad un’aula universitaria, con l’impianto a semicerchio; assisi sugli scranni, decine e decine di occhi fosforescenti mi osservavano con attenzione. Sentivo un cupo ed uniforme Uhu! Uhu! di sottofondo: mi stavano valutando. L’ambiente era immerso nella più totale oscurità. Per fortuna ho fatto quel corso di paleografia e più o meno ero in grado di distinguere le figure. In prima fila spiccava un grosso gatto rosso. Mi sono meravigliato e gli ho chiesto che ci facesse lì, visto che non credo che il gatto si possa considerare a tutti gli effetti un animale della notte. Lui mi ha guardato stringendo gli occhi come Colin Farrell quando prova a persuadere i registi di essere un attore valido o quando la moglie lo spedisce a buttare i vuoti alla campana del vetro, poi ha iniziato una replica ispirata ed eloquente; ma si è addormentato quasi subito. Si è riscosso dopo una decina di secondi e si è dedicato a tutt’altra attività (il gatto; Colin Farrell, purtroppo, continua quella di attore). Per impressionare la commissione ho tirato fuori con aria noscialante un panino alla pantegana*** e mi sono messo a sgranocchiare la coda dell’animale. Un mormorio di approvazione si è levato dalla zona degli uccelli rapaci. A quel punto un lemure mi ha interrogato sulla sincerità della mia vocazione. Non basta dormire poco o nulla durante la notte, ha detto, per essere un animale notturno; nella scelta di questo modo di vita si ha invece a che fare con l’adesione incondizionata a tutto un sistema di valori, che vanno dalla difesa della tradizione e dei costumi che ci sono stati tramandati dai nostri padri, alla fede nella libertà personale e d’intrapresa, alla volontà incrollabile di continuare ad ergersi quando gli altri vengono meno o disertano, senza dimenticare la stoica sopportazione dell’alitosi cronica causata da una dieta a base di roditori. Io ascoltavo con attenzione. Lo scimmiottino dai grandi occhi, vagamente simile ad un Furby, ha concluso chiedendo:
-Sei dunque pronto a credere in ciò a cui crediamo?
-Diamine, ho risposto, riallacciandomi agli ultimi sviluppi della politica internazionale, sono perfino targato AN!
Un turbinio di miagolii, gemiti sommessi, graffi di donnola e cacate in testa ha segnato il pieno accoglimento della mia domanda: col nome di Piero Gattopuzzo****, ero entrato a far parte della comunità. Ristabilita la calma, un barbagianni si è informato su cosa fossi solito cacciare durante la notte, per decidere a quali compiti assegnarmi. Io ho detto che, nelle ore in cui il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, mi capita solitamente di ricercare pezzetti di fumo caduti in terra, donne e cornetti alla marmellata. Quando ha sentito “donne” si è rabbuiato. Mi ha confidato di essere anch’esso piuttosto attratto da quell’animale grande e polposo. Giusto poche sere prima aveva cercato di artigliare e portare al suo nido una ventitreenne con una quarta di reggiseno; ma tra pelle, ossa e stivali a punta la bestia giungeva a pesare una buona mezza quintalata, il che la rendeva una preda assolutamente improponibile per un uccello così piccolo*****. Colpito dalla sua disavventura e sinceramente deciso ad aiutarlo, al termine della seduta l’ho invitato a bere qualcosa e gli ho raccontato quel poco che l’esperienza mi ha insegnato sull’avvicinamento e la cattura del mammifero placentato Donna******.
***
E’ passato qualche giorno dai fatti raccontati sopra. Sono appena tornato a casa dopo una notte di duro lavoro sulla costa adriatica, con il collo a pezzi e qualche dolorino sparso. Però ho avuto la soddisfazione di vedere il barbagianni mentre usciva da un locale accompagnato da una bionda alta un metro e settantacinque; ho osservato allontanarsi nella notte l’Alfa 147 targata AN su cui erano saliti e ho sorriso tra me.
*Non lo so cosa cazzo è una finanziera. Però ci sono un sacco di romanzieri dell’Ottocento che usano questo termine e mi andava di farlo anche a me. Non mi va più che quando vado al circoletto Ivàn Turgenev mi fa le stecche e Guy de Maupassant mi avvicina l’accendino al culo mentre gioco a Tetris.
**Caracciolo, trespolo. Piuttosto sgradevole la vicinanza di questi due suoni. Potevo mettere che c’era Di Michele su uno sgabello e la cosa sarebbe filata molto meglio. Ma questi sono i rischi che affrontano gli scrittori i quali si basano esclusivamente sulla rigorosa osservazione della realtà.
***Lo stesso che –con apprezzabile eufemismo- i ristoratori posti all’uscita dei locali notturni (per l’appunto) continuano a chiamare con la porchetta.
****Faina.
*****Non c’è nessun doppio senso. Se lo vedete, siete dei malati.
******Courtesy Falloppio.
categorie: raccontini
Oggi invece erano le 03.45 quando ho aperto gli occhi. Mi sono vestito di tutto punto –colletto inamidato da combattente della guerra delle Fiandre, ghette, alamari, finanziera*- e mi sono recato alla sede più vicina per vedere se potevo iscrivermi all’albo degli animali notturni. L’usciere mi ha fatto segno di aspettare e mi ha dato un libro da colorare sugli Assiri. Mi sono messo lì tutto placido cercando di non sbaffare gli impalamenti di massa; d’un tratto ho notato che in sala d’attesa con me, tra gli altri, c’era anche Andrea Caracciolo su un trespolo**. Avendo fallito come centravanti, puntava a riciclarsi come gufo. Purtroppo, a causa sicuramente del suo baricentro troppo alto, il legno (Car.) è crollato giù dal legno (il tresp.) e si è fatto anche un po’ male alla regione occipitale. Attirato dal rumore sordo della caduta, è piombato nella stanza l’opossum addetto all’accettazione dei candidati e ha cacciato via l’attaccante, sostenendo che primo requisito dell’animale notturno è l’agilità. Caracciolo ha cercato di corromperlo offrendogli una fascia di capitano del Brescia appartenuta a Roberto Baggio; ma questo genere di animali sono caratterizzati da uno spiccato odio per i buddisti, come già aveva notato Linneo nel classificarli, e il tentativo non è andato a buon fine. Conclusa la spiacevole faccenda, che getta ancora una volta cattiva luce sulla moralità del calcio italiano, l’opossum mi ha fatto cenno di seguirlo. Mi sono trovato in una stanza che somigliava un po’ ad un’aula universitaria, con l’impianto a semicerchio; assisi sugli scranni, decine e decine di occhi fosforescenti mi osservavano con attenzione. Sentivo un cupo ed uniforme Uhu! Uhu! di sottofondo: mi stavano valutando. L’ambiente era immerso nella più totale oscurità. Per fortuna ho fatto quel corso di paleografia e più o meno ero in grado di distinguere le figure. In prima fila spiccava un grosso gatto rosso. Mi sono meravigliato e gli ho chiesto che ci facesse lì, visto che non credo che il gatto si possa considerare a tutti gli effetti un animale della notte. Lui mi ha guardato stringendo gli occhi come Colin Farrell quando prova a persuadere i registi di essere un attore valido o quando la moglie lo spedisce a buttare i vuoti alla campana del vetro, poi ha iniziato una replica ispirata ed eloquente; ma si è addormentato quasi subito. Si è riscosso dopo una decina di secondi e si è dedicato a tutt’altra attività (il gatto; Colin Farrell, purtroppo, continua quella di attore). Per impressionare la commissione ho tirato fuori con aria noscialante un panino alla pantegana*** e mi sono messo a sgranocchiare la coda dell’animale. Un mormorio di approvazione si è levato dalla zona degli uccelli rapaci. A quel punto un lemure mi ha interrogato sulla sincerità della mia vocazione. Non basta dormire poco o nulla durante la notte, ha detto, per essere un animale notturno; nella scelta di questo modo di vita si ha invece a che fare con l’adesione incondizionata a tutto un sistema di valori, che vanno dalla difesa della tradizione e dei costumi che ci sono stati tramandati dai nostri padri, alla fede nella libertà personale e d’intrapresa, alla volontà incrollabile di continuare ad ergersi quando gli altri vengono meno o disertano, senza dimenticare la stoica sopportazione dell’alitosi cronica causata da una dieta a base di roditori. Io ascoltavo con attenzione. Lo scimmiottino dai grandi occhi, vagamente simile ad un Furby, ha concluso chiedendo:
-Sei dunque pronto a credere in ciò a cui crediamo?
-Diamine, ho risposto, riallacciandomi agli ultimi sviluppi della politica internazionale, sono perfino targato AN!
Un turbinio di miagolii, gemiti sommessi, graffi di donnola e cacate in testa ha segnato il pieno accoglimento della mia domanda: col nome di Piero Gattopuzzo****, ero entrato a far parte della comunità. Ristabilita la calma, un barbagianni si è informato su cosa fossi solito cacciare durante la notte, per decidere a quali compiti assegnarmi. Io ho detto che, nelle ore in cui il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, mi capita solitamente di ricercare pezzetti di fumo caduti in terra, donne e cornetti alla marmellata. Quando ha sentito “donne” si è rabbuiato. Mi ha confidato di essere anch’esso piuttosto attratto da quell’animale grande e polposo. Giusto poche sere prima aveva cercato di artigliare e portare al suo nido una ventitreenne con una quarta di reggiseno; ma tra pelle, ossa e stivali a punta la bestia giungeva a pesare una buona mezza quintalata, il che la rendeva una preda assolutamente improponibile per un uccello così piccolo*****. Colpito dalla sua disavventura e sinceramente deciso ad aiutarlo, al termine della seduta l’ho invitato a bere qualcosa e gli ho raccontato quel poco che l’esperienza mi ha insegnato sull’avvicinamento e la cattura del mammifero placentato Donna******.
***
E’ passato qualche giorno dai fatti raccontati sopra. Sono appena tornato a casa dopo una notte di duro lavoro sulla costa adriatica, con il collo a pezzi e qualche dolorino sparso. Però ho avuto la soddisfazione di vedere il barbagianni mentre usciva da un locale accompagnato da una bionda alta un metro e settantacinque; ho osservato allontanarsi nella notte l’Alfa 147 targata AN su cui erano saliti e ho sorriso tra me.
*Non lo so cosa cazzo è una finanziera. Però ci sono un sacco di romanzieri dell’Ottocento che usano questo termine e mi andava di farlo anche a me. Non mi va più che quando vado al circoletto Ivàn Turgenev mi fa le stecche e Guy de Maupassant mi avvicina l’accendino al culo mentre gioco a Tetris.
**Caracciolo, trespolo. Piuttosto sgradevole la vicinanza di questi due suoni. Potevo mettere che c’era Di Michele su uno sgabello e la cosa sarebbe filata molto meglio. Ma questi sono i rischi che affrontano gli scrittori i quali si basano esclusivamente sulla rigorosa osservazione della realtà.
***Lo stesso che –con apprezzabile eufemismo- i ristoratori posti all’uscita dei locali notturni (per l’appunto) continuano a chiamare con la porchetta.
****Faina.
*****Non c’è nessun doppio senso. Se lo vedete, siete dei malati.
******Courtesy Falloppio.
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