06 febbraio 2009

Primati dell'aviazione

Il trasporto aereo di scimmie ha una storia lunga e ingiustamente misconosciuta. Si può dire anzi che esso sia nato con l'aviazione stessa; perché sta da sempre fra i sogni più nobili dell'umanità quello di vedere un macaco dal culo blu a seimila metri di altitudine. Già Leonardo, così ci dicono gli storici dell'arte dopo aver bevuto qualche birra in un locale a Montelupone (MC), poneva degli scimmiotti sulle ali dei suoi arditissimi alianti. E anzi non è inesatto sostenere che l'idea del volo è inseparabile dal concetto di scimmia.
Oggi si dedicano alla movimentazione atmosferica di scimmie numerose linee aeree di tutto il mondo. Queste coraggiose e benemerite imprese, guidate di solito da uomini d'affari coi baffi e con una moglie di qualche anno più giovane, mettono alla portata di tutti i primati superiori, senza le usuali discriminazioni a favore degli esseri umani, numerosissime destinazioni per tutti i gusti. La scimmia che lo desideri può oggi viaggiare su comodi aviogetti alla volta di Tallinn, per dire, perla del Baltico e città totalmente priva di leopardi e di altre consimili minacce.
Il problema, semmai, è che le scimmie non sembrano di norma avvertire l'impulso di recarsi all'aeroporto e tantomeno quello di salire su un apparecchio. Quelle pochissime che salgono su una bicicletta rubata ad un domatore, a un naturalista o a un professore di Agraria a Camerino (MC), e arrivano così ad uno scalo, non si interessano affatto dei depliant che vengono loro offerti dal cortese personale di terra. Al limite si calzano in testa il cappello di un pilota, mettono in mostra la potente dentatura e se ne vanno com'erano giunte, rubando un'altra bicicletta.
Per risolvere il problema della scarsità di passeggeri-scimmia, le compagnie aeree hanno rimesso in auge l'antico metodo adottato con successo, in passato, dai bandeirantes lusitani: si organizzano dunque spedizioni nel folto della foresta per catturare scimmie da caricare a forza sugli aerei. Le scimmie così ottenute vengono munite di carta d'imbarco, poi sottoposte alle formalità aeroportuali. Poche ore dopo, al termine di un gradevole volo allietato da cocktail alla banana, le scimmie narcotizzate in Amazzonia si ritroveranno così nel mezzo di un freddo mattino vallone, livido di nebbia e triste di Belgio, appena fuori dello scalo di Charleroi.
La crisi del trasporto aereo in seguito all'11 settembre e all'esplosione delle compagnie low cost, le difficoltà nel sostenere i costi dello spostamento di animali che non sono assolutamente in grado di pagare i biglietti e, infine, la difficile congiuntura economica di questi mesi minacciano tuttavia di chiudere per sempre l'era gloriosa del trasporto di scimmie sugli aeroplani. I governi nazionali, sensibilizzati dai parlamentari più attenti, promettono comunque che non assisteranno senza intervenire all'agonia di un pezzo importante dell'economia globale.

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