Una stanza
L'uomo era sul letto, al centro della stanza. Il letto era ampio, bianco, e pareva comodissimo. L'uomo sul letto, sotto il cui peso il materasso di buona qualità si abbassava soltanto leggermente, aveva un sorriso largo e placido e stava andando a fuoco.
Attorno al suo capezzale, quattro uomini si guardavano. Ffffhhh, fffhh, fece uno. Che fai?, gli domandarono. Spengo il fuoco, rispose l'altro, e poi ricominciò: Fffff, fffh. Soffiando, gli dissero. Fffffh, fu l'unica risposta. Non sai che se soffi troppo forte poi rischi che ti scoppi una vena in testa, rischi di morire, o rischi di vivere con la testa piena di sangue, il che forse è anche peggio, ché poi la gente ti guarda negli occhi ed ha paura, di tutto quel sangue dietro la cornea?
Quando sentì queste parole, quello che soffiava smise di soffiare. Un altro andò a prendere dell'acqua, ovvero, sarebbe voluto andare a prendere dell'acqua, ma nella stanza non c'erano secchi né contenitori di altro genere, e quindi come si faceva? In più, gli fecero notare, si era d'estate e ogni estate bisogna fare i conti con la siccità. Due anni prima, gli ricordarono, in questo periodo c'era pochissima acqua nella Gola del Furlo, e lui voleva sprecare quel poco che c'era per scopi nobili, certamente, ma comunque non per berla? Poi l'acqua non bevuta non si riforma, è acqua buttata via. Gli spiegarono, a quello che voleva andare a prendere dell'acqua e già se n'era pentito, che l'acqua bevuta, poi espulsa, torna in circolo e in qualche maniera è di nuovo riutilizzabile, dunque si può bere moltissimo senza sentirsi in colpa (l'importante è recarsi al gabinetto con regolarità); ma l'acqua gettata negli incendi, è acqua bruciata, che chissà dove finisce e che nessuno è in grado di recuperare. Sorpreso da tutte quelle critiche, il tale che non trovava il secchio ammise che l'anno precedente era stato anche lui allo stadio di Rimini. Questo mise in difficoltà i suoi detrattori, che non seppero replicare. Alla fine convennero tutti su un certo gol di Mastronunzio.
Per uscire da quell'impasse si misero a pregare, ma la loro fede non era sincera e il fuoco non si spense. Allora parlarono di fede e religione, ma non sapevano che dire e smisero presto. Uno propose di svegliare l'uomo sul letto, ma lo zittirono subito, ricordandogli che essere svegliati è un grave trauma di cui uno può anche morire o che può causare un singhiozzo persistente. Così pensarono una maniera per fare le cose senza incasinarne altre, tutti insieme, ma non era facile. Le cose, a ben vedere, sono tutte strettamente collegate come anelli di una catena: e tu, lettore, prova a far del bene, lo vedrai che non è facile.
Poi l'uomo sul letto passò dal sonno alla morte, e lo capirono da un flebile "Eeeh" che gli era scappato al momento del decesso. I quattro uomini rifecero il letto e poi uscirono a mangiare qualcosa. Sulla via verso il ristorante uno dei quattro, sicuramente per lo stress, ebbe un leggero malore, e dovette ordinare due antipasti.
categorie: raccontini
Attorno al suo capezzale, quattro uomini si guardavano. Ffffhhh, fffhh, fece uno. Che fai?, gli domandarono. Spengo il fuoco, rispose l'altro, e poi ricominciò: Fffff, fffh. Soffiando, gli dissero. Fffffh, fu l'unica risposta. Non sai che se soffi troppo forte poi rischi che ti scoppi una vena in testa, rischi di morire, o rischi di vivere con la testa piena di sangue, il che forse è anche peggio, ché poi la gente ti guarda negli occhi ed ha paura, di tutto quel sangue dietro la cornea?
Quando sentì queste parole, quello che soffiava smise di soffiare. Un altro andò a prendere dell'acqua, ovvero, sarebbe voluto andare a prendere dell'acqua, ma nella stanza non c'erano secchi né contenitori di altro genere, e quindi come si faceva? In più, gli fecero notare, si era d'estate e ogni estate bisogna fare i conti con la siccità. Due anni prima, gli ricordarono, in questo periodo c'era pochissima acqua nella Gola del Furlo, e lui voleva sprecare quel poco che c'era per scopi nobili, certamente, ma comunque non per berla? Poi l'acqua non bevuta non si riforma, è acqua buttata via. Gli spiegarono, a quello che voleva andare a prendere dell'acqua e già se n'era pentito, che l'acqua bevuta, poi espulsa, torna in circolo e in qualche maniera è di nuovo riutilizzabile, dunque si può bere moltissimo senza sentirsi in colpa (l'importante è recarsi al gabinetto con regolarità); ma l'acqua gettata negli incendi, è acqua bruciata, che chissà dove finisce e che nessuno è in grado di recuperare. Sorpreso da tutte quelle critiche, il tale che non trovava il secchio ammise che l'anno precedente era stato anche lui allo stadio di Rimini. Questo mise in difficoltà i suoi detrattori, che non seppero replicare. Alla fine convennero tutti su un certo gol di Mastronunzio.
Per uscire da quell'impasse si misero a pregare, ma la loro fede non era sincera e il fuoco non si spense. Allora parlarono di fede e religione, ma non sapevano che dire e smisero presto. Uno propose di svegliare l'uomo sul letto, ma lo zittirono subito, ricordandogli che essere svegliati è un grave trauma di cui uno può anche morire o che può causare un singhiozzo persistente. Così pensarono una maniera per fare le cose senza incasinarne altre, tutti insieme, ma non era facile. Le cose, a ben vedere, sono tutte strettamente collegate come anelli di una catena: e tu, lettore, prova a far del bene, lo vedrai che non è facile.
Poi l'uomo sul letto passò dal sonno alla morte, e lo capirono da un flebile "Eeeh" che gli era scappato al momento del decesso. I quattro uomini rifecero il letto e poi uscirono a mangiare qualcosa. Sulla via verso il ristorante uno dei quattro, sicuramente per lo stress, ebbe un leggero malore, e dovette ordinare due antipasti.
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