12 febbraio 2009

Una storia verissima

Era una giornata umida e verdescura, uno di quei giorni in cui il sole resta a dormire fino a tardi, e lascia che la bruma padana si impadronisca di quel centro Italia che non normalmente non le apparterrebbe (anche se la provincia di Arezzo è una parte di Toscana poco classica e inattesa, più da cinghiali che da umanisti). Erano quasi le undici della mattina, anche se sarebbe potuto trattarsi di qualsiasi altro orario del giorno, e dal cielo bianco sembrava piovigginare latte, andandosi a rifrangere sui vetri dell'Intercity 585, partito da Milano e diretto a Napoli Centrale. Erano quasi le undici, si diceva, e la voce dell'altoparlante irruppe negli scompartimenti annunciando che si era in arrivo alla stazione di Arezzo. Alcuni passeggeri si alzarono, acciuffarono i propri bagagli e si diressero verso le uscita; ma li fermò la stessa voce che li aveva fatti muovere, dando loro una terribile notizia nella lingua franca dei nostri tempi.
"We are no arriving in Arezzo station".
A quel punto, comprensibilmente, un moto di angoscia si impadronì di quelle persone che erano nella migliore disposizione d'animo, convinte di esser giunte a casa con trascurabile ritardo, e tutti si chiesero quale sarebbe stato invece il proprio destino; dato che no sarebbero arrivate alla stazione di Arezzo.
Il macchinista, ad ogni buon conto, frenò e fermò il lungo serpentone in mezzo alla campagna. Ben presto si formò un assembramento e iniziarono le discussioni. Il capotreno, di fronte ai passeggeri attoniti, volle giustificarsi dicendo di aver semplicemente dimenticato una "w" e di non aver coscientemente deciso di cancellare la stazione di Arezzo. Restava il fatto che a quel punto, se le parole dell'autorità hanno ancora un senso e se ancora di autorità si può parlare nel nostro disgraziato paese, l'Intercity 585 doveva ignorare Arezzo.
Ma come? Tornare indietro, non se ne parlava neanche, perché altri treni incombevano sulla linea; scambi e altri binari non ce n'erano, dunque l'intercity era intrappolato tra il suo passato recente e il proprio mutato destino. Il macchinista, uomo d'altri tempi, propose allora di abolire gli aretini, non potendo abolire Arezzo, e di fucilare dunque i possessori di biglietto per quella città. Tuttavia, gli fecero notare, anche tralasciando la mancanza di armi, con quel massacro non si sarebbe impedito ad altri di salire, ciò che avrebbe vanificato il tutto. Fu allora che un passeggero, sceso dal treno sull'erba fradicia per prender parte a tutto quel confabulare, alzò lo sguardo ai selvosi dintorni ed ebbe un'idea: quella di camuffare il treno con frasche. Tutti accolsero con favore quella proposta e si misero all'opera con zelo. I bambini raccolsero fiorellini ed erbetta per aiutare anch'essi la mimetizzazione.
Una mezz'ora più tardi il verde treno invisibile ignorò la stazione di Arezzo, pur passandoci in mezzo. Questo causò in seguito il proliferare di leggende sul treno scomparso misteriosamente e diede adito anche ad una puntata speciale di Voyager, in cui si cercò di dimostrare che su quel treno viaggiava tra gli altri Ettore Majorana e che questi recava nella propria valigetta il Sacro Graal.
Ovviamente queste sono solo fandonie. L'Intercity 585 recuperò strada facendo parte del suo ritardo ed arrivò a Napoli con sufficiente puntualità. Tutte le fermate intermedie vennero annunciate nella sola lingua italiana e scrupolosamente osservate.

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