La scuola letteraria marchigiana
Mi piacerebbe un giorno fondare quella che poi, nei libri di scuola su cui si formeranno le prossime generazioni, verrà ricordata come la scuola letteraria marchigiana; allo stesso modo, mi piacerebbe possedere un ombrello multicolore e aprirlo per ripararmi dalla pioggia che fredda e insistente picchietta le Asturie. A ben vedere, non c'è alcun rapporto logico a legare questi due desideri; d'altra parte, il rifiuto della millenaria dittatura della logica sulla letteratura e sulla sintassi sarà uno dei punti fondanti della mia scuola, e uno dei motivi per cui la critica impiegherà del tempo ad accettare le mie rivoluzioni.
Perché mai, ad esempio, Ruben? No. E così via; allora sì che saremo liberi, quando potremo disseminare le nostre pagine di personaggi mai descritti in precedenza, sortiti all'improvviso da una piega del racconto e prontamente riassorbiti, nel breve volgere di un paio di vicende sconnesse e maldescritte.
Io, inclito ideologo della scuola letteraria marchigiana, guadagnerò pertanto per il mio coraggio visionario un posto d'onore nelle antologie, mentre i somari del futuro storpieranno il mio nome in vari modi e per questo, sempre in futuro, riceveranno voti giustamente scadenti e arrossiranno alla cattedra davanti al sarcasmo dei professori; poi, tornati al posto, proveranno a maledirmi, ma in quanto somari continueranno a ignorarmi e le loro maledizioni non disturberanno il mio sonno.
Io, per allora, sarò morto e sepolto e giacerò placido e glorioso sotto un letto di non-ti-scordar-di-me, metafora anche troppo banale della necessità di non-scordarsi-di-me, la cui infelice ideazione scarico totalmente sui posteri; giovani e meno giovani si daranno il cambio sulla mia tomba, piangendo la mia dipartita, e gli amanti delle arti vi lasceranno le loro corone.
Questo, ipoteticamente, può farmi piacere; ma pensiamo a un affare per volta. Dicevo infatti: vorrei che un giorno nascesse attorno alla mia figura - al momento insignificante - una scuola di letteratura; di questa scuola, per meriti che al momento non posso vantare ma che evidentemente in futuro saranno chiari, io dovrei essere il fulcro e il perno. È evidente perciò che devo iniziare a studiare, a produrre, a mostrarmi degno di un tale compito; ma soprattutto mi serve un ombrello multicolore e un qualche pretesto per recarmi nelle Asturie a fissare il cielo che, da quelle parti, non tarda mai a riempirsi di nuvole.
categorie: raccontini
Perché mai, ad esempio, Ruben? No. E così via; allora sì che saremo liberi, quando potremo disseminare le nostre pagine di personaggi mai descritti in precedenza, sortiti all'improvviso da una piega del racconto e prontamente riassorbiti, nel breve volgere di un paio di vicende sconnesse e maldescritte.
Io, inclito ideologo della scuola letteraria marchigiana, guadagnerò pertanto per il mio coraggio visionario un posto d'onore nelle antologie, mentre i somari del futuro storpieranno il mio nome in vari modi e per questo, sempre in futuro, riceveranno voti giustamente scadenti e arrossiranno alla cattedra davanti al sarcasmo dei professori; poi, tornati al posto, proveranno a maledirmi, ma in quanto somari continueranno a ignorarmi e le loro maledizioni non disturberanno il mio sonno.
Io, per allora, sarò morto e sepolto e giacerò placido e glorioso sotto un letto di non-ti-scordar-di-me, metafora anche troppo banale della necessità di non-scordarsi-di-me, la cui infelice ideazione scarico totalmente sui posteri; giovani e meno giovani si daranno il cambio sulla mia tomba, piangendo la mia dipartita, e gli amanti delle arti vi lasceranno le loro corone.
Questo, ipoteticamente, può farmi piacere; ma pensiamo a un affare per volta. Dicevo infatti: vorrei che un giorno nascesse attorno alla mia figura - al momento insignificante - una scuola di letteratura; di questa scuola, per meriti che al momento non posso vantare ma che evidentemente in futuro saranno chiari, io dovrei essere il fulcro e il perno. È evidente perciò che devo iniziare a studiare, a produrre, a mostrarmi degno di un tale compito; ma soprattutto mi serve un ombrello multicolore e un qualche pretesto per recarmi nelle Asturie a fissare il cielo che, da quelle parti, non tarda mai a riempirsi di nuvole.
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