31 gennaio 2011

Una vita banale

Quello di Carlo è un caso particolarmente lacrimevole. Non che chieda molto alla vita: gli basterebbe un impiego tranquillo, con uno stipendiuccio dignitoso, e la sera, quando torna a casa in bici dal lavoro, un tramonto rosso e viola sul mare. È poco, no? è poco, ma Carlo non può averlo, perché vive a Fano e d'altronde non ha mai avuto voglia di faticare.
Perciò i suoi amici lo vedono ciondolare stancamente, trascinando le sue giornate nella più totale improduttività; a Carlo ormai costa fatica persino uscire di casa, e non gli va di più di svegliarsi presto la mattina e di andare a passeggiare su quella spiaggia orientata male. Il pomeriggio Carlo si siede al computer, scrive qualcosa e poi lo cancella. Gli presentano donne, ma una donna è un impegno gravoso e quando uno è stanco e non vede niente non se lo può permettere. Fa molto male, a chi gli vuol bene, osservare la rassegnazione pacifica e silenziosa di Carlo, eppure non sembra ci sia modo di salvarlo.
Finché un giorno non si presentano alla sua porta con un badile e un'idea meravigliosa: il progetto è quello di costruire un canale alle spalle della città, verso Cuccurano, per poi spingerla con delle pertiche verso il mare aperto. A quel punto, quando il canale sarà abbastanza ampio da farci tramontare dentro il sole, Carlo potrà appoggiarsi a un muretto e passare così le sue serate; quanto al lavoro, farà il manutentore del canale stesso, o al limite il pescatore. A Carlo viene da piangere; ringrazia i suoi amici, e si dirigono tutti al luogo dei lavori.
Più tardi, quando sono tutti chini sulle loro pale, Carlo vede apparire in lontananza una pattuglia dei vigili; e spera che capiscano il suo dramma e chiudano un occhio, o al limite che lo portino in galera a Piombino.

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